sabato 24 aprile 2010

Sugli scudi

Le 10:

-la voglia crescente di un panino ‘Durango’ del Confine

-l’incontro ravvicinato con un topo nella mia stanza di North Richmond

-l’odore di birra e asfalto umido dopo la mezzanotte lungo Brunswick st.

-il vento caldo quando fa freddo ed il vento fresco (non freddo) quando fa caldo

-le scale di Radio SBS e la vista privilegiata su Federation Square

- il Sydney MC Contest e i dollari spesi per dei cd pronti ad accompagnarmi per anni

-tutto ciò che è rimasto identico in tre anni. Come se non me ne fossi mai andato. Odori, colori, persone e personaggi, alberi ed insegne.

-gli hamburger di fronte al Bar Open ed il Bar Open

-il rumore del tram e dei semafori

-Melbourne skyline

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L’ironia dicevamo. Una ricchezza in possesso della nostra generazione. E’ molto semplice: la storia moderna è entrata in sciopero proprio quando noi eravamo pronti col coltello tra i denti a giocarci qualche carta. La storia ci fa perdere a tavolino senza nemmeno giocare. In tutto questo abbiamo sviluppato una resistenza creativa non violenta da esercitare col pensiero e con le parole, prendendoci gioco del contesto. Possono anche legarti ad una sedia ma nessuno potrà impedirti di prenderti gioco di chi ti ha legato o di quella sedia. La rabbia stanca, l’ironia libera e nobilita, critica e addolcisce. Perché stiamo dicendo questo? Perché si è accennato a un blog, il cronache ironiche, che nelle ultime uscite è virato sulle cronache (diciamo serie) anziché proseguire sulle ironiche. Ma il percorso è stato del tutto naturale. Le cartucce ironiche iniziali erano il bagaglio culturale di Milano che ci si era portati appresso, ironico, scudo ‘intellettuale’ formato nella scuola perfetta, ovvero la città che tutti conosciamo. Le settimane sono passate e nessuno qui ha pensato di legarmi ad una sedia. E qui la socievole storia moderna ti ha accarezzato o, se volete, ti ha guardato sorridendo, suggerendo delle mosse nella più completa e candida onestà. Lo scudo lo abbiamo riposto sotto il letto e siamo usciti, ci siamo fatti accarezzare. Una buona parte di ironia è sotto il letto e domani, al momento dei bagagli, la ributterò in valigia sperando che non mi faccia superare i soliti noiosi 20 kg. Che cosa è stato guadagnato in 90 giorni? La cronaca, sperimentata prima e raccontata da me poi. Sia chiaro: non la cronaca raccontata da altri e mai sperimentata. Quella vissuta in maniera personale e, ripeto, senza scudo. E, che lo si voglia o no, non è quella della televisione o della politica ma, banalmente, è quella delle persone. Persone, tempo, vita, esplosioni sociali. E sentimenti. Ecco perché, credo, si sia ‘caduti’ nel sentimento, nella riflessione più profonda.

Ma questo non è un male. E’ bello, accidenti. Cosa succede ora? Lo avrete capito. Abbiamo uno scudo in valigia. Avete capito a che serve. Uno scudo, non una spada. Uno scudo che ritorna indietro intriso di sentimento che, almeno nei primi mesi, non si perderà. L’obiettivo è continuare ad usare lo scudo ed al tempo stesso con lo stesso scudo spiegare alla gente che la spada non serve. Mi sono accorto che da noi non facciamo nemmeno i tempo a finire una frase che qualcuno ci sta già trovando un aspetto negativo. Non facciamo in tempo a dire A che qualcuno mette un bastoncino tra le ruote dicendo ‘B’. Non si fa in tempo a sorridere che qualcuno ci ricorda come esista anche il pianto. Spade, pericolosissime spade. Siccome i tempi non sono maturi per gettare via lo scudo (ah, chi non ce l’ha farebbe meglio a procurarsene uno..fondamentale) bisogna almeno sforzarsi di gettare via le spade, di farle gettare a chi le ha. Che poi sono tutte vittime, sia chiaro. Sono persone che ho già ampiamente descritto dei post precedenti. Sono coloro che raccontano prima di vivere e si accontentano di qualche cartonato raffigurante conoscenti per sentirsi sicuri e recitare al mondo una condizione di allegria. Ironia, senza dimenticarsi cosa ci sta dietro. Si aprirà così qualche spazio interessante in cui le vere cronache umane potranno trovare la dignità che si meritano.

Lo scudo scintilla che è un piacere. Ed infatti, in tutto questo, la cosa più bella sono le mie unghie. Unghie che non avevo più dal ’91. Unghie che tagliano. Altro che spade.

mercoledì 21 aprile 2010

Penultima

Un rapido riassunto anche perché non è il mio ambito di competenza. Bali bene ma dire Bali significa poco. E come dire, credo, Phuket in Thailandia. Bali è un’isola indonesiana con una bella spiaggiona, un interno gradevole e un po’ più sobrio, tantissimi turisti. Carina..anche se immagino che la vera Indonesia sia quella di Komodo, o delle isole Gili dove sono andato. Gili Trawangan: nemmeno 2 km di isoletta di sabbia e poco altro. Meraviglia. Clima non fortunatissimo ma un po’ di sole ce lo siamo presi. Gli indonesiani sono molto ma molto più insistenti dei Thailandesi. Dal taxi, alle droghe, alle donne. Eccola, la triade. In questo preciso ordine. “Amico, trasporto? Droga? Donne?”. Queste donne nutrivano un particolare affetto. Pensavo fosse dovuto ai miei baffetti molto ‘singapore’.

Almeno, questa era la speranza. Invece il mestiere più antico del mondo non si curava dei baffetti ma solo del mio portafoglio. In ogni caso ho sempre spiegato al signore di turno all’angolo della strada che mi piace camminare, che di droghe non ne prendo e che per andare con una prostituta devi prendere della cocaina perché altrimenti passi per barbone. Per cui ho declinato elegantemente. Per utilizzare le parole inflazionatissime del Vaticano di queste settimane: “i bambini sono uno spettacolo”. Sono bellissimi, tutti. Le mamme a volte, gli uomini poco. Esprimo non poca soddisfazione per il mio corpo che non ha mostrato alcun cedimento a livello intestinale/digestivo. Prima di arrivare a Gili ho conosciuto Samigo, un allegro paciarotto indonesiano che parla un po’ di italiano. Ha esordito con “Sopra la panca la capra campa..”, ha proseguito con “trentatretrentini..” e ha chiuso con “Zampirone”. Buffo, buffissimo, fino a quando ho messo piede sulla sabbia di Gili Trawangan: sopralapanca e i trentini erano scioglilingua. Mentre ‘zampirone’ era un suggerimento, da non sottovalutare.

Cosa rifarei subito: mangiata di pesce alla griglia con birra gelata davanti al mare.

Cosa non rifarei mai più: la pipì nel bagno di un traghetto indonesiano.

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Torniamo a noi. Penultimo post con ogni probabilità. Il tempo di lavorare, il tempo di un ultimo concerto venerdì e ci siamo. E non è un problema. Sono curioso della sorpresa che farà Melbourne. Quasi tre anni fa partivo con la primavera per tornare in una Milano gelida e la città mi aveva fatto il favore di ritornare fredda e piovosa per evitarmi la ‘botta’. Se volesse fare lo stesso dovrebbe rimanere come l’ho trovata oggi di ritorno dall’Indonesia: calda, ventilata, luminosa, con la stessa temperatura dell’attuale Meneghina city. L’altro regalo splendido me l’aveva fatto l’aereo. Avevo scoperto involontariamente un genio ascoltando la radio dalla mia poltroncina: genio che ha trovato un nome solo un anno più tardi: Xavier Rudd. La canzone era http://www.youtube.com/watch?v=uE0b9XzrjeE . Ecco, io non dico di essere un duro eh. Però immaginatevi di ritorno dall’Australia dopo 3 mesi, con un aereo che si butta nel tramonto verso il buio e lui che vi canta nelle orecchie. Il vostro sguardo non potrà che essere immobile nel vuoto, un po’ a godere, un po’ a tremare. Chissà chi scopriremo a questo giro. Lo spero. Lo spero tanto.

Iniziamo col dire che poi sull’aereo è difficile pensare, soprattutto per me. Il momento più delicato lo vivo da oggi al decollo. Poi sarò solo concentrato sul vuoto che separerà il mio seggiolino dalla terra. Sabato pomeriggio e domenica passeranno in grande silenzio, a camminare, a guardare, ad ascoltare ininterrottamente nelle cuffie qualcosa come questo http://www.youtube.com/watch?v=f5M_Ttstbgs o questo http://www.youtube.com/watch?v=ABYnqp-bxvg . Dovrebbe funzionare molto bene. Non sono canzoni scelte a caso: la prima mi ha emozionato all’interno di un montaggio che avevo visto; la seconda era la colonna sonora della pubblicità superinvasiva dell’I-pod nano di 3 anni fa qui, in Australia.

Vedremo di virare sull’ironiche e non chiudere con cronache sentimentali. Non è il caso. Siamo scaduti in sentimentalismi esagerati, lo ammetto. Il problema? L’ironia. Ve lo spiegherò nell’ultimo post.

Riassunto dei consigli per gli ascolti:

Niente titoli e niente autori. Solo links. Sarete costretti a cliccare a caso. Fidatevi di me. Se sarete fortunati vi beccherete la vostra canzone. Se vi andrà male ascolterete con più attenzione qualche pezzo skippato al primo giro. Sicuri che non ne valga la pena?

http://www.youtube.com/watch?v=VvvgN7R4sHs

http://www.youtube.com/watch?v=ln_qHyGD9zo

http://www.youtube.com/watch?v=uE0b9XzrjeE

http://www.youtube.com/watch?v=ryH5cga0yUI

http://www.youtube.com/watch?v=gF-Mr1cm_7E

http://www.youtube.com/watch?v=k-trAzH7Nzs&feature=PlayList&p=B55B7EE01F1376F0&playnext_from=PL&playnext=1&index=6

http://www.youtube.com/watch?v=EETj7abcmSs

http://www.youtube.com/watch?v=2NhlwRFgkyk

http://www.youtube.com/watch?v=zFS_GeacdZ0

http://www.youtube.com/watch?v=bDyUcmoIkl0

http://www.youtube.com/watch?v=dhfroxFfi5c

http://www.youtube.com/watch?v=seh2unqUYII

http://www.youtube.com/watch?v=c32oysmQYa0

http://www.youtube.com/watch?v=OSWKw15rCoI

http://www.youtube.com/watch?v=mJfCJVH0jOM

http://www.youtube.com/watch?v=ZkO-p5RG7Kc

http://www.youtube.com/watch?v=JKRBR4s4UH4&feature=PlayList&p=6A862133AAD4EAA5&playnext_from=PL&playnext=1&index=11

http://www.youtube.com/watch?v=Mo28_dmN8PQ

http://www.youtube.com/watch?v=nRWAimLTgRQ

http://www.youtube.com/watch?v=9BilN7r_DvQ

http://www.youtube.com/watch?v=lLJf9qJHR3E

http://www.youtube.com/watch?v=6jBN0XPRzUU

http://www.youtube.com/watch?v=CWaxT9DOfmY

http://www.youtube.com/watch?v=-gRaSS-D0fw

http://www.youtube.com/watch?v=qXnT3LFTc-s

http://www.youtube.com/watch?v=9rAT7dKSOxE

http://www.youtube.com/watch?v=q1ci8TJ7sps

http://www.youtube.com/watch?v=ZN3nwA5K5ro

http://www.youtube.com/watch?v=1HU83XckOeM

http://www.youtube.com/watch?v=cGdIpcj0HJo

http://www.youtube.com/watch?v=79cG_F1GxfI

http://www.youtube.com/watch?v=_rl1qbz5_nI

http://www.youtube.com/watch?v=fArI3kDyvII

http://www.youtube.com/watch?v=ya3em_bMBFQ&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=kxGh6VGxuw0

http://www.youtube.com/watch?v=8n5xUEHn01E

http://www.youtube.com/watch?v=N8qHVuLYTO0

http://www.youtube.com/watch?v=acewfAQs_g0

http://www.youtube.com/watch?v=CFW4LqsTPO0

http://www.youtube.com/watch?v=xGytDsqkQY8

http://www.youtube.com/watch?v=p62rfWxs6a8&feature=fvst

http://www.youtube.com/watch?v=DPPX6dZT0Vw&feature=fvst

http://www.youtube.com/watch?v=tHAhnJbGy9M&feature=fvst

http://www.youtube.com/watch?v=f5M_Ttstbgs

http://www.youtube.com/watch?v=ABYnqp-bxvg

martedì 13 aprile 2010

Belli e Bali

In realtà è come se non fossi già più qui. Inevitabile. Come il Fuorisalone. Inevitabile. Ruolo nobile, il nostro di 'umanistici'. In un mondo che si riempie di strumenti ed arnesi tecnologici noi ci facciamo strada col pensiero e con i pensieri. Nostri e degli altri. Nobili e coglioni. Una volta tornato, bisognerà vedere se rimanere puri o meno. Intanto siamo invidiosi, lo ripeto. Non solamente io da qui ma anche gli altri lì nella stessa condizione. Siamo invidiosi ma arrivati ad una certa età forse bisognerebbe smetterla. Il problema è che la si smette solo quando la conquista è l’invidia di chi prima si invidiava. Un gioco al rialzo mica da poco. Non ce la passiamo bene noi parolieri senza collocazione. Per cui ci toccherà prima eliminare questo malessere e poi aprirsi al mercato. Ecco, lavoriamo su questo. Una premessona per sottolineare che questa parentesi australe non avrebbe avuto nulla a che fare con un cambio professionale o con una scelta di vita. Una parentesi terapeutica fatta di civiltà e radio (http://www.youtube.com/watch?v=tHAhnJbGy9M&feature=fvst ). Due cose che mi affascinano fin da quando sono piccolo. Due cose molto simili:entrambe scandiscono i momenti di un individuo ed entrambe si rompono lasciandoci soli. Per cui, tornando a noi, abbiamo respirato la civiltà e l’ottimismo nonché il ruolo vitale della persona, e ora possiamo anche ributtarci nell’habitat naturale senza troppe conseguenze. Ma prima bisogna abbronzarsi. So che non c’entra nulla ma è così. Mi devo abbronzare. Nessuno mi crederebbe se tornassi pallido dall’Australia. Quindi Bali. Via, trac. Bali. Qui si è vicini a posti che con ogni probabilità non si rivedranno più e la scongiura di un rimpianto non ha prezzo. Bali. Poi ci siamo. Poi ci vediamo lì entro breve. Ultime cartucce, nemmeno troppo potenti a dir la verità, per cronacheironiche. Ultime cartucce, ultimi proiettili che colpiscono di meno. Credo dipenda dal desiderio positivo di sparare le bombe ironiche una volta tornato. Dal vivo. Ma anche a sto giro siamo collassati sul cronache e ci siamo fatti avvolgere poco dall’ironiche. Non è un caso visto il momento. Non è assolutamente un caso.

Intanto mi sono trasferito e mi sento rinascere. Nel nuovo appartamento gentilmente messo a disposizione da un collega della radio cammino scalzo e la sensazione è nuova. Così come nuova è l’emozione nel raccogliere una penna rigata caduta nel momento dello scolo dell’acqua nel lavandino per rimetterla nella pentola. In Shelley st solitamente non c’era tempo per raccoglierla: in circa 0,8 secondi un insetto ci avrebbe cagato sopra. In Shelley i cibi che cadono per terra, se non vengono presi d’assalto da vermi, lumache, mosche, topi, cani, gatti, elefanti o giraffe, è perché pure i vermi, le lumache, le mosche, i topi, i cani, i gatti, gli elefanti o le giraffe hanno paura di contrarre qualche malattia brutta. Ieri mi sono preso un momento per guardare bene quel postaccio della mia ex casa e l’ho trovata bella. Mi sono messo nel giardino a bere una birra da solo. In compagnia dello sferragliare del treno che passa quasi sopra il tetto e di qualche macchinona elaborata che passa davanti all’entrata principale. E pazienza se lo sferragliare erano topi nel sottotetto che squittivano mentre il rombo del motore era soltanto un rutto ben assestato di John proveniente dalla zona giorno. Mi sono commosso in ogni caso.

Un ultimo accenno alla festa di settimana scorsa, quando insieme a Pat sono andato ad ascoltare Kaigen (l’mc giapponesino, ricordate?). Chiedo scusa in anticipo per la confusione del racconto che verrà. Questo il dialogo in macchina:

“Allora dov’è sto posto?Com’è?”

“Carino, in High st. E’ un negozio di calze”.

“Ma il concerto?”

“Eh, nel negozio di calze. Cioè, entri nel negozio e poi apri una porta e c’è una saletta dove Kaigen suona. Anzi, sbrighiamoci”

Entriamo nel negozio di calze, alcune carine tralaltro. Soprattutto per donne molto estroverse, diciamo. Lo attraversiamo ed andiamo alla porta, la apriamo. Posso dire che è stato molto affascinante ritrovarsi in un universo omosessuale così spinto. Ad accoglierci ragazze molto più maschili di me e per la verità vestite molto meglio di me. Ma se devo dirvi la vera verità anche con un odore molto più forte del mio e con tanti, tantissimi peli sotto le ascelle. Immagini che non dimenticherò. Una aveva anche dei baffoni capaci di far impallidire il mio anonimo pizzetto. Tante catene al collo, poco profumo e magliette da basket. La riassumerei così. Poi sono arrivate 3 ragazze uscite, male, dagli anni ’80. Delle Cindy Lauper odorose ma molto fiere. Ma con me e Pat c’erano tante altre persone. C’erano tantissimi gay stilosi e dei signori un po’ esagerati a mio parere. Uno biondino era in abito da sera rosso, con calze a rete e rossetto rosso ciliegia. Impeccabile ma forse troppo sofisticato per una serata nel retrobottega di un negozio di calze. Dopo il dj set di Kaigen si è scatenato un inferno difficile da comprendere. L’odore è aumentato proporzionalmente ai corpi contenuti nella stanza. Due ragazze hanno messo i dischi, utilizzando il microfono della consolle per amplificare finti orgasmi mentre altre due amiche, sdraiate per terra hanno mimato atti sessuali. Nulla contro questo show che nell’immaginario maschile ci può anche stare. Ma vi ricordo, ancora una volta, il discorso dei corpi e degli odori. Per cui vederle levarsi la maglietta ed agitare quegli abiti intrisi di vita ha spazzato via ogni potenziale libido. In tutto questo immaginatevi il signore in abito da sera che cerca di attaccare bottone ballando su musica di difficile ascolto. Immaginatevi di andare a fare la pipì ma, una volta saliti le scale, trovarsi davanti ad una tizia in mutande e reggiseno intenta a farsi pitturare interamente di nero da una delle Cindy Lauper. Immaginate clienti del negozio di calze entrare nel retrobottega per unirsi alla festa. E poi arrivano dei punk, e la musica è altissima e alcune ragazze continuano il gioco del mimo sessuale fino a quando dalle scale non scende una mummia zombie con tanto di bende e faccia deformata pronta a chiudere la serata dei dj. Attacca la musica, urla, la gente applaude, lei urla di più e finge di venire uccisa, la gente è in delirio, lei si rialza e continua a produrre suoni gutturali mentre la gente nella foga ora rovescia anche la birra per terra ed il signore in abito da sera ha gli occhi lucidi perché nessuno attacca bottone con lui. Poi lei alza il volume nelle casse e su una musica tetra inizia a levarsi le bende mostrando il suo volto ed il corpo cioè quello pitturato di nero e scovato durante il mio bisogno fisiologico. Si leva le bende, dicevamo, urla ancora e scappa via, per poi tornare in lacrime ed essere abbracciata dalle Cindy Lauper. Ecco, il primo che mi parla di serata trasgressiva lì può andare a cagare.

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Consigli per gli ascolti

Non basterebbe un blog, invece, per raccontare l’esperienza musicale di questi mesi.

http://www.youtube.com/watch?v=acewfAQs_g0 Horrorshow con “In my haze”. Un capolavoro ascoltato per 3 giorni di fila. Un testo che parla di un viaggio. Io l’ho associato al mio. Poco importa se la canzone parli di magic mushrooms. Il risultato non cambia.

Il peperino inglese La Roux spacca e lo si sa già ma qui proviamo a rallentare il ritmo, ad abbassare le luci e a goderci la voce nel suo splendido riverbero, libera da basi troppo invasive. Check mood before listening. http://www.youtube.com/watch?v=CFW4LqsTPO0

Oltre 10 anni. Siccome siamo vecchi e ogni tanto abbiamo bisogno di farci del male, nei consigli per gli ascolti metto questa. http://www.youtube.com/watch?v=xGytDsqkQY8 . Non ho capito perché ma a gran parte delle persone che conosco fa scattare qualcosa. Magone, sorriso, freddo, calore. Sarà il piano. Poi fatemi sapere se succede anche a voi. Potrebbe essere l’inizio di un’analisi scientifica che parte dai Semisonic.

http://www.youtube.com/watch?v=p62rfWxs6a8&feature=fvst La regina oggi si merita due menzioni nel post. Sarà il freddo di Melbourne che punge. E’ che lei mi suggerisce sempre l’idea di un bel cappotto, elegante. E se non è un cappotto è un bel cappello di lana, indossato da una donna bella donna. Non chiedetemi il perché. Non esiste.

http://www.youtube.com/watch?v=DPPX6dZT0Vw&feature=fvst Una band che è rimasta sul mercato circa un paio d’ore per poi scomparire nel buio. Il loro cd è in macchina ed ogni tanto sa farsi ascoltare. A parte tutto è un bel lavoro e soprattutto è fatto da tanti potenziali singoli. Cosa che ormai capita raramente. Anche qui parliamo di quasi 10 anni fa. Ahia, un consiglio per gli ascolti commerciale.

La verità è che ho tanti altri nomi. Ma oggi sono troppo geloso per darveli. Un abbraccio

giovedì 8 aprile 2010

La favola della capra

Intanto proviamo tanta tenerezza nei confronti delle vittime: le capre senza eta'. Questo si'. Le vedo qui e mamma mia quante ce ne sono li' dove adesso torno (Non voglio immaginare le capre da Fuorisalone a Milano. Un argomento che a mio parere meriterebbe un libro intero). Accarezzerei uno per uno ogni imbecille, ringraziandolo per farmi sentire ancora vivo e con obiettivi da me scelti. "Imbecille, sei un imbecille". E via con una carezza. Non ti accorgeresti nemmeno che mi prendo gioco di te: sei capra. Cosi' affascinante che quasi quasi mi verrebbe voglia di preservarti. Ti metterei sul comodino per ricordarmi ogni mattina che la mia coscienza e' a posto. Che sogno ancora un paese che tu, imbecille, non riusciresti a percepire nemmeno se ti facessi un disegnino.Quante ne ho viste di bestie come te in questi mesi. Decine. Arrivate qui a rispolverare una vita mai vissuta spendendo i soldi e stipendi da pizzaiolo al Crown Casino oppure imprecando perche' "questi coglioni australiani non son capaci di fare una pizza decente" oppure perche' "i cinesi sono sporchi e han rotto il cazzo". Questa e' la feccia italiana nella terra promessa.
Questo spesso siamo noi, cioe' sei tu, qui. Pero' il mondo sa essere splendido. Qui ti ha accolto, capra, ti ha fatto sfogare ed ora ti sussurra giorno dopo giorno nell'orecchio cose belle, dolci, traboccanti di serenita'. E piano piano le assimili. Ed ora incominci a mangiare la loro pizza. E mi dici che non puoi uscire perche' ora devi risparmiare i soldi. E mi dici che ti sei accordato con un cinese che ha la macchina per andare a fare una gita sulla Great Oceon Road, dividere le spese e pagare meno. Ti stai plasmando, capra. Sono le prime vere decisioni che prendi ed e' il mondo che te le ha suggerite. Sono state le persone che non conoscevi. Sono state le situazioni che hai avuto occasione di vivere e che non ti sei limitato a farti raccontare da amici, a loro volta capre. La politica non si e' infiltrata, non ha avuto l'arroganza ed il cattivo gusto di farlo. La vita era tua, mica sua. Ora potrai cercarla se vorrai, oppure lei bussera' educatamente e tu vedrai se farla entrare per un po'. Capra, stai cambiando, sei ignorante ma non piu' imbecille. Sei autentico.Ti sei fatto amico il mondo e costruire il tuo, dimmi la verita', ora sembra pure piu' interessante, no? Bravo. Poi vedi di spiegarlo ai tuoi amici quando torni, se torni.
Perche' a 16mila km da qui, cioe' li', le capre si arrabbiano per puro gusto, i politici parlano dai giornali facendosi grandi col consenso di ovini, i giornali fanno i politici, gli elettori eleggono i giornali, i partiti politici sono in un tutti contro tutti per il bene di nessuno. Dovrebbero comporre una macchina capace di aiutarci. Ed invece ognuno ha costruito la sua macchinina e molti son rimasti a piedi. E altri ora stanno decidendo di andare a piedi perche', anche se ci si mette di piu', inquina meno. Ed e' cosi' gratificante. Quando torno vado a piedi, stringendo tra le mani una piramide gerarchica ribaltata dove la base, sul quale il sole ora batte, e' fatta da noi. Si, anche dalle capre. Che diventerebbero cosi' persone.

lunedì 5 aprile 2010

Outta the ghetto

Un topo di dimensioni importanti nel nostro giardinetto. Due ragni dopo mesi di assenza. Due signori pacati, pacatissimi, che discutono alle 5 del mattino davanti alla mia finestra per trovare dell’eroina. Summer che torna a casa in lacrime perché il tassista che l’ha accompagnata a casa ha provato a strapparle un rapporto sessuale in cambio della tariffa (eh ma sai che prezzi). Una macchina rubata davanti a casa, con antifurto ed elicottero a pattugliare Richmond all’alba. Calma piatta qui a North Richmond.

Andare via da qui sarà in ogni caso durissima. Lo dico davvero. Da qualche settimana mi siedo sull’asse del gabinetto anche senza problemi. Mi dimentico perfino di guardare se ci sono insetti nei paraggi o vermi nella doccia. E’ un buon allenamento per tornare a casa e sentirsi re. Mi manca il camminare a piedi nudi. Poi il gruppo è gasatissimo: dopo 3 settimane abbiamo trovato cosa c’era di marcio nel frigo e che non ci faceva dormire la notte. Abbiamo stappato una birra per quell’occasione. Il problema è che chi va con lo zoppo impara a zoppicare, noi siamo in un quartiere di ladri l’occasione fa l’uomo ladro. Pertanto ogni occasione è buona per la birra. La francese se ne è andata per due settimane ed il clima nella casa è elettrico anche per tutta la prossima. In compenso la mentecatta si fa odiare anche in sua assenza. Imbecille, ha lasciato in frigo tutto ciò che scadendo produce odori folli. Mentecatta. E cagna.

Tra poco si torna. Prima parcheggio nel quartiere di Fitzroy a vivere nell’igiene. E poi basta. Ma ora non è il momento di parlare di lì. Io devo raccontare di qui. E poi di lì sapete già tutto quello che so io. Come avrete notato il blog perde di brillantezza ma è naturale. La cosa buffa è che non ho perso la parola e non ho esaurito gli argomenti. E’ che ho iniziato a pensare consciamente o inconsciamente al ritorno e questo inibisce la creatività, credo. Affascinante pensare che se avessi altri 5 mesi qui potrei andare avanti al ritmo di un post ogni due giorni. Così non è e dovrete accontentarvi degli ultimi colpi in canna.

Voglio dedicare questo post a chi è lì inna meneghina town. A chi è bloccato in situazioni che non permettono una fuga, a chi sta vivendo situazioni di stand by in attesa di una buona notizia che possa cambiare la vita ed il percorso, a chi sogna un paese lontano e non ha ancora avuto modo di farlo per colpa altrui, a chi molto banalmente soffre e non trova una spiegazione al perché una città grande come la nostra tenda a chiudere le porte in faccia ai progetti ed alle vite, a chi è tornato e sta nuovamente male, a chi vive una condizione di rinuncia, ed anche a chi invidia. Perché io sono un invidioso e non me la passo mai bene. E vivo i successi altrui come sconfitte mie. Ecco, però lo dedico anche a chi ama il nostro belpaese a tal punto da odiarlo o da prenderlo in giro. Va bene la storia del grande impero romano e va bene che da noi è nata una cultura che il mondo ha preso a modello. Ma il mondo si è preso la briga anche di rimodellarlo sul nuovo millennio e su una società differente, evolvendo, per Dio. Noi continuiamo a ripetere che un “tempo eravamo splendidi”. E va bene, ma se io dovessi scegliere tra la Sofia Loren di adesso ed una Alessia Fabiani andrei per la seconda. E pazienza se la seconda non ha mai fatto figuroni ad Hollywood. Intendi? Ah ecco, il blog lo dedico anche a chi si prende amabilmente in giro nel dramma, a chi rimane aggrappato con i denti e con le unghie alle cose belle che abbiamo. Tipo il Negroni in zona Vetra. Anche a quelli che si siedono in una piazza a berlo semplicemente perché è bello chiacchierare. Come vedete sono un bel paraculo e mi ritrovo a parlare di lì. Ma un po’ devo preparare il terreno. Anzi se fossi paraculo per bene direi anche che lo dedico a chi torna, perché crede che ci sia qualcosa da far fiorire lì e anche a chi non va via perché ha trovato la formula per la felicità lì ed è lui a tenere Milano per i coglioni. Ecco, dovrei dire proprio così se volessi fare il paraculo.

Dunque questo post lo dedico a chi torna, perché crede che ci sia qualcosa da far fiorire lì e anche a chi non va via perché ha trovato la formula per la felicità lì ed è lui a tenere Milano per i coglioni.

Se qualche amico si dovesse sentire tirato in mezzo dalle parole che ho scritto è perché lo è. E mi ha fatto bene parlarci in questi mesi.

In ogni caso, al prossimo post vediamo di ritornare a parlare di sane cazzate.

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Consigli per gli ascolti:

http://www.youtube.com/watch?v=N8qHVuLYTO0 - Splendido. Vida Sunshine l’ho sentita quasi tre anni anni fa al Croft institute nel cuore di Melbourne. Cantava con il suo sound system, Sistren’s Sound System, tuttora esistente. Era stata una serata incredibile proprio per il suono. Lei cantava al terzo piano (il Croft si sviluppa su tre piani con differenti musiche e l’ambiente è molto informale…quasi uno squat) e la sua voce era pazzesca. Ed è stato incredibile riscoprirla così, per caso, spulciando tra i video. Canta spesso anche con i Mista Savona, gruppo di Melbourne che ha fatto anche un cd non male (comprato) pieno di collaborazioni con i più famosi artisti giamaicani.

http://www.youtube.com/watch?v=8n5xUEHn01E lui è Pataphisycs, lo srilankese che ha cantato con me al contest in Sydney. E lo posto un po’ perché se lo merita e un po’ perché è lui che mi ha fatto ‘riscoprire’ Vida Sunshine, proprio con questo video.

Quando inizia a fare caldo e quando spuntano le prime magliette non se ne può fare a meno . E mi fa sognare di nuotare in un acquario gigante. http://www.youtube.com/watch?v=kxGh6VGxuw0

E per questa vale lo stesso. Solo che al posto dell’acquario mi vedrei bene su una bicicletta (di quelle altissime, con le ruotone) a pedalare per le vie del centro con la gente che mi saluta. Anche se non mi conosce. E’ in ogni caso troppo corta. L’ideale è mettere in loop il primo minuto e 58. http://www.youtube.com/watch?v=ya3em_bMBFQ&feature=related

Ma se dovesse piovere o se l’umore non fosse ottimale c’è solo una cosa da fare: http://www.youtube.com/watch?v=fArI3kDyvII . Essere tristi ed ascoltare cose tristi può in ogni caso farvi sentire belli. Le pupille si dilateranno e sembrerete in ogni caso più teneri.

lunedì 29 marzo 2010

Sydney Contest

Eccolo lì. Con ogni probabilità questo era l’ultimo weekend fuori Melbourne. Ed è scivolato via tra macchina, concerto e breve passeggiata a Bondi Beach. Ricapitoliamo: Ya Lingo Night all’UTS di Sydney per una serata dedicata alla musica multilingua con decine di dj e musicisti e con un contest tra mc. Sembra buffo ma io sono stato chiamato proprio per questo. Dopo il rodaggio di inizio mese al Bar Open di Melbourne a sto giro la parola esibizione è stata sostituita da ‘contest’ e la cosa non mi ha fatto grande piacere viste le mie note paranoie ansiogene. In ogni caso, partenza a mezzanotte da Brunswick st come da programma studiato dal driver e musicista Kieran. Sul van (grande lusso, supernuovo) ci siamo ritrovati in 5: con me Kieran, misterX (non mi ricordo il nome visto il suo ruolo anonimo di dj), Pat (mc srilankese), Kaigen (mc giapponese). Le 10 ore e mezza di viaggio notturno non sono state malissimo se non per la musica. Cioè, tu pensi multilingua, sai che a loro piace il reggae, la musica per l'appunto etnica e vatti a fidare. Momenti difficili. Musica electro minimal etnica, Non lo so. Non c’è definizione e già questo non è un punto a suo favore. Dieci ore possono passare velocemente ma possono essere un incubo con la musica sbagliata. Il video qui sotto è un breve collage di colonne sonore che hanno accompagnato andata e ritorno. Giusto per darvi un’idea. Io credo che anche un apertissimo Mandela dopo un paio d’ore avrebbe chiesto di scendere da quell’auto. E ne sarebbe sceso stizzito.

Insomma, colonna sonora critica a parte si è arrivati a Sydney. Check-in in Bondi Beach, ostello di tutto rispetto, breve riposino, passeggiata a Bondi Beach dove mi trovo costretto a comprare un paio di occhiali perché altrimenti avrei davvero fatto una figuraccia. Erano tutti belli ed abbronzati. Io brutto e senza occhiali. Ho comprato un paio per salvare il salvabile. Ho comprato dei Rayban tarocchi da una slava. Era palesemente slava. E prima che mi avvicinassi era lì con la sua bancarella a strillare dicendo vaccate tipo “occhiali italiani originali. Fidatevi di questa roba italiana. Dall’Italia fino a qui in Sydney. Affrettatevi bla bla”. Mi sono avvicinato, lei ha proseguito con le sue vaccate anglo-slave. Mi ha chiesto di dove fossi e ha firmato la sua condanna. “Italia, tu?”. “ehm…italiano anche ah..hey, comme stare? Wherre dove italiani?”. A posto. Per timbrare il cartellino mi sono fatto comunque gabbare con dei Rayban tarocchi a 20 dollari. Scusate, torniamo alla giornata.

Alle 6 siamo nel locale. Bello, grande, tre sale. Secondo me troppe. Sound check a rilento..i musicisti son tanti mentre noi mc annoiati beviamo qualche birra e ci conosciamo un po’ di più. E arrivato intanto anche Andreis, quarto mc brasiliano. Saremo in 4, e non in otto come previsto, a giocarcela in allegria. Il problema è che loro sono troooppo seri. Mi chiedono se sono a Melbourne per un tour. No. Mi chiedono se sto lavorando con qualche produttore. No. Sostanzialmente mi chiedono che cazzo ci stia a fare lì con loro. Sì. Questa domanda non è male. Glielo spiego e liquidano con un “well, cool”. Poi iniziano loro: Pat ha fuori il nuovo disco, lo fa quasi di lavoro, sta lavorando sulle nuove tracce e m dice che una band italiano lo ha contattato per registrare un pezzo dub con la sua voce. Kaigen, tra un po’ tornerà a Tokyo dopo aver vissuto e suonato a Melbourne. Capatina a Tokyo e poi tour europeo di 3 settimane grazie al suo promoter canadese. E’ lì che gli rigiro la domanda che mi è stata posta pocanzi. “Che cazzo ci sto a fare?”. Ridono, “cool”, “sick”, “fuckin’ wicked”, sarcazzo. Va bene, calma e sangue freddo, giochiamoci le carte della banalità che funzionano: italiano, esordisci con un bel ‘ciao’, ballicchia, saluta, sorridi. Ecco sì, sorridi. Perché qui gli altri si prendono sul serio. Meglio fare il coglione. E’ tardi quando al primo round mi tocca il brasiliano. E’ bravo..e anche grosso. Poi tocca a me. Un po’ per nervosismo e un po’ per attesa. Si passa il turno, si sbeffeggia un po’ il secondo finalista Pat ribadendogli il concetto che “cazzo ci faccio qui non lo so ma ci facciamo due risate”. La finale vede Pat fare il figo (e molto bene) e vede me fare il giocherellone. Ecco una bozza di finale con video di contorno.

E Sydney si tinge d’azzurro. E’ bastato poco, è bastato fare il coglione. La cosa mi porta ad inquietanti riflessioni sulla mia persona che però rimanderò a maggio. Il resto è birra, ristorante koreano alle 4 di mattina, una dormita rapida, una colazione sostanziosa ed un viaggio di ritorno che mi porta nel mio letto di Melbourne dopo code in autostrade, odori discutibili di misterX, Kaigen al mio fianco che sbava ogni volta che si addormenta e il due volte campione Pat che ribadisce ridendo un concetto molto chiaro “Champion of nothing, mate”. Lo dice scherzando e non con cattiveria. Ha ragione. Tutti meritavano di vincere.

Però io nella mia autoradio non metto sta merda e poi ah, si…mi faccio una cazzo di risata. Quasi sempre.


giovedì 25 marzo 2010

Lingualunga (Cud-iu -pi-pèlli?)

Degli indiani ne abbiamo parlato fino alla nausea. Sono loro i padroni del mondo taxi. Pertanto la percentuale di salire su un bel Cab, entrare, girarsi a destra e vedere un bel signorino di Mumbay si aggira attorno al 75%. Ma va bene, benissimo. Fino a quando ti allacci la cintura però. Perché poi dici “36 Shelley st, please” e lì loro mi vanno in sbatti. Gli indiani hanno tutti questa caratteristica. Dio salvi gli indiani e il Chicken Tikka Masala. Ma gli indiani non sanno le strade, di default. Un esamino potrebbero farlo, un tuttocittà da studiarsi la sera. No. Niente, tanto panico. Lo vedi nei suoi occhi bianchi bianchi e teneri, ingenui. Molla una mano dal volante, si allarga il colletto della camicia denotando nervosismo e va lì, lì dove secondo me non si può, non si deve. Il tom tom a ventosa sul vetro. Dai, è come uno chef che fa i suoi piatti sfogliando il ‘cucchiaio d’argento’. Anzi, è peggio. E’ come un pittore che dipinge ma a utilizza le figure già stilizzate da riempire coi colori. Il tassametro segna 4.80 e tra una ventina di secondi sarà sul 5.40. Gioco di sguardi, sorriso, tip tic, trac, tip…..bip. “Cud iu pi pèlli?”. Niente, potrei rispondere qualsiasi cosa. Riproviamo: “36, shelley st, North Richmond.”. Effettivamente mi son dimenticato di specificare il quartiere. Eccolo, il 5.40. “Cud iu pi pèlli?”. Ostia. Mi prendo qualche secondo per riflettere e far arrivare il conto a 6.00. Poi mi viene in mente la Thailandia dell’anno scorso, i loro tassisti capaci di ripetere a cantilena un “uè iu go?”, un simil “where are you going?” e lì la svolta. “Cud iu pi pèlli”..banalmente “Could you please spell it”. Scemo io. E allora rimedio facendogli questo benedetto “pèlli”. Non capisce, digita. Io lo correggo, lui non trova, io guardo il tassametro, io pèlli pelli ma niente, lui smadonna stretto io lo seguo a ruota, momenti difficili, tassametro eiacula e allora BASTA. Faccio segno dritto, dritto dritto, prima a destra, fermo qui e ci siamo. Il tassametro si fuma una sigaretta. Scendo. Ma ho imparato, in ogni caso. Ora salgo, sparato, i suoi occhi timidi non mi fregano, non li incrocio. Mi allaccio la cintura e chiedo di portarmi al 36 di s-h-e-l-l-e-y street. “mi hai preso per un cazzo di indiano? Mi devi fare lo spelling? Shelley, non son rincoglionito”, risponderà uno di quelli biondi, appartenenti al restante 25%.

E spendiamo qualche parola per la coinquilina francese. Tenera, ingenua, spesso irritante nella sua ingenuità che la trasforma in una 14enne, sempre e comunque di una pesantezza esagerata. E siamo sempre nell’ambito del linguaggio. Come sapete, assieme a francesi e spagnoli, ci giochiamo il cucchiaio di legno come capre english speaking. La tenerissima ragazza in casa, apprezzabile, vuole migliorarsi, vuole sentire inglese e parlare inglese. Ogni ora, ogni secondo. Ogni occasione è buona. Quando stai cucinando lei arriverà chiedendoti cosa stai facendo (secondo te cosa sto facendo?), ti dirà cosa ha fatto nella giornata e cosa farà domani. Tutto questo nonostante tu non glielo abbia mai chiesto. La mia gentilezza sembra avere un limite. Quando entrerai in casa dopo una giornata di lavoro duro (perché non siamo mica qui a far ballar la scimmia=we’re not here to fuck spiders…giuro.) lei si butterà in corridoio attaccando bottone. Tutto questo è tollerabile per un mese ma non di più. Anche perché capire il suo inglese risulta difficile, molto più dell’australiano. Mi ritrovo quindi ad evitare di dare spunti di conversazione. Ora quando entri in cucina SAI che il suo sguardo è su di te, SAI che i suoi occhi ti scrutano ed il suo cervello si sta mettendo in moto per partorire una frase e rompere il ghiaccio. Ma io ora SO. E quando entro in cucina abbasso lo sguardo, fingo di ricevere una telefonata al cellulare, fingo di avere freddo quando sono in giardino e lei arriva, fingo di avere caldo e vado in giardino quando è lei a cucinare. In tutto questo ho deciso di parlarne con LIz. L’ho presa in disparte qualche giorno fa confidandole il disagio. “Quella parla troppo. Non si può restare solo con lei”. Liz mi ha guardato con occhi lucidi, ha abbozzato un sorriso, si è alzata dalla sedia e mi ha abbracciato. L’incubo non è solo italiano.

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Consigli per gli ascolti:

-per mobilitare la massa nella piazza (1 milione e mezzo), visto il momentino http://www.youtube.com/watch?v=ZN3nwA5K5ro the fratellis con ’chelsea dagger’

-il clima elezioni non può che influenzare anche i consigli. Direttamente da Christchurch ecco Kora con ‘politician’ http://www.youtube.com/watch?v=1HU83XckOeM

-primavera, sole ed ormoni con Gig Wigmore e la sua ‘Under my skin’ http://www.youtube.com/watch?v=cGdIpcj0HJo

-ora che le giornate si allungano, qualora ci fosse una bella giornata tiepida, camminate in qualche parco cittadino aspettando il tramonto con John Butler Trio ‘Better than’ http://www.youtube.com/watch?v=79cG_F1GxfI

-da ascoltare rigorosamente dopo le 2 am spalancando la finestra e guardando il silenzio fuori http://www.youtube.com/watch?v=_rl1qbz5_nI