sabato 24 aprile 2010

Sugli scudi

Le 10:

-la voglia crescente di un panino ‘Durango’ del Confine

-l’incontro ravvicinato con un topo nella mia stanza di North Richmond

-l’odore di birra e asfalto umido dopo la mezzanotte lungo Brunswick st.

-il vento caldo quando fa freddo ed il vento fresco (non freddo) quando fa caldo

-le scale di Radio SBS e la vista privilegiata su Federation Square

- il Sydney MC Contest e i dollari spesi per dei cd pronti ad accompagnarmi per anni

-tutto ciò che è rimasto identico in tre anni. Come se non me ne fossi mai andato. Odori, colori, persone e personaggi, alberi ed insegne.

-gli hamburger di fronte al Bar Open ed il Bar Open

-il rumore del tram e dei semafori

-Melbourne skyline

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L’ironia dicevamo. Una ricchezza in possesso della nostra generazione. E’ molto semplice: la storia moderna è entrata in sciopero proprio quando noi eravamo pronti col coltello tra i denti a giocarci qualche carta. La storia ci fa perdere a tavolino senza nemmeno giocare. In tutto questo abbiamo sviluppato una resistenza creativa non violenta da esercitare col pensiero e con le parole, prendendoci gioco del contesto. Possono anche legarti ad una sedia ma nessuno potrà impedirti di prenderti gioco di chi ti ha legato o di quella sedia. La rabbia stanca, l’ironia libera e nobilita, critica e addolcisce. Perché stiamo dicendo questo? Perché si è accennato a un blog, il cronache ironiche, che nelle ultime uscite è virato sulle cronache (diciamo serie) anziché proseguire sulle ironiche. Ma il percorso è stato del tutto naturale. Le cartucce ironiche iniziali erano il bagaglio culturale di Milano che ci si era portati appresso, ironico, scudo ‘intellettuale’ formato nella scuola perfetta, ovvero la città che tutti conosciamo. Le settimane sono passate e nessuno qui ha pensato di legarmi ad una sedia. E qui la socievole storia moderna ti ha accarezzato o, se volete, ti ha guardato sorridendo, suggerendo delle mosse nella più completa e candida onestà. Lo scudo lo abbiamo riposto sotto il letto e siamo usciti, ci siamo fatti accarezzare. Una buona parte di ironia è sotto il letto e domani, al momento dei bagagli, la ributterò in valigia sperando che non mi faccia superare i soliti noiosi 20 kg. Che cosa è stato guadagnato in 90 giorni? La cronaca, sperimentata prima e raccontata da me poi. Sia chiaro: non la cronaca raccontata da altri e mai sperimentata. Quella vissuta in maniera personale e, ripeto, senza scudo. E, che lo si voglia o no, non è quella della televisione o della politica ma, banalmente, è quella delle persone. Persone, tempo, vita, esplosioni sociali. E sentimenti. Ecco perché, credo, si sia ‘caduti’ nel sentimento, nella riflessione più profonda.

Ma questo non è un male. E’ bello, accidenti. Cosa succede ora? Lo avrete capito. Abbiamo uno scudo in valigia. Avete capito a che serve. Uno scudo, non una spada. Uno scudo che ritorna indietro intriso di sentimento che, almeno nei primi mesi, non si perderà. L’obiettivo è continuare ad usare lo scudo ed al tempo stesso con lo stesso scudo spiegare alla gente che la spada non serve. Mi sono accorto che da noi non facciamo nemmeno i tempo a finire una frase che qualcuno ci sta già trovando un aspetto negativo. Non facciamo in tempo a dire A che qualcuno mette un bastoncino tra le ruote dicendo ‘B’. Non si fa in tempo a sorridere che qualcuno ci ricorda come esista anche il pianto. Spade, pericolosissime spade. Siccome i tempi non sono maturi per gettare via lo scudo (ah, chi non ce l’ha farebbe meglio a procurarsene uno..fondamentale) bisogna almeno sforzarsi di gettare via le spade, di farle gettare a chi le ha. Che poi sono tutte vittime, sia chiaro. Sono persone che ho già ampiamente descritto dei post precedenti. Sono coloro che raccontano prima di vivere e si accontentano di qualche cartonato raffigurante conoscenti per sentirsi sicuri e recitare al mondo una condizione di allegria. Ironia, senza dimenticarsi cosa ci sta dietro. Si aprirà così qualche spazio interessante in cui le vere cronache umane potranno trovare la dignità che si meritano.

Lo scudo scintilla che è un piacere. Ed infatti, in tutto questo, la cosa più bella sono le mie unghie. Unghie che non avevo più dal ’91. Unghie che tagliano. Altro che spade.

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