sabato 24 aprile 2010

Sugli scudi

Le 10:

-la voglia crescente di un panino ‘Durango’ del Confine

-l’incontro ravvicinato con un topo nella mia stanza di North Richmond

-l’odore di birra e asfalto umido dopo la mezzanotte lungo Brunswick st.

-il vento caldo quando fa freddo ed il vento fresco (non freddo) quando fa caldo

-le scale di Radio SBS e la vista privilegiata su Federation Square

- il Sydney MC Contest e i dollari spesi per dei cd pronti ad accompagnarmi per anni

-tutto ciò che è rimasto identico in tre anni. Come se non me ne fossi mai andato. Odori, colori, persone e personaggi, alberi ed insegne.

-gli hamburger di fronte al Bar Open ed il Bar Open

-il rumore del tram e dei semafori

-Melbourne skyline

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L’ironia dicevamo. Una ricchezza in possesso della nostra generazione. E’ molto semplice: la storia moderna è entrata in sciopero proprio quando noi eravamo pronti col coltello tra i denti a giocarci qualche carta. La storia ci fa perdere a tavolino senza nemmeno giocare. In tutto questo abbiamo sviluppato una resistenza creativa non violenta da esercitare col pensiero e con le parole, prendendoci gioco del contesto. Possono anche legarti ad una sedia ma nessuno potrà impedirti di prenderti gioco di chi ti ha legato o di quella sedia. La rabbia stanca, l’ironia libera e nobilita, critica e addolcisce. Perché stiamo dicendo questo? Perché si è accennato a un blog, il cronache ironiche, che nelle ultime uscite è virato sulle cronache (diciamo serie) anziché proseguire sulle ironiche. Ma il percorso è stato del tutto naturale. Le cartucce ironiche iniziali erano il bagaglio culturale di Milano che ci si era portati appresso, ironico, scudo ‘intellettuale’ formato nella scuola perfetta, ovvero la città che tutti conosciamo. Le settimane sono passate e nessuno qui ha pensato di legarmi ad una sedia. E qui la socievole storia moderna ti ha accarezzato o, se volete, ti ha guardato sorridendo, suggerendo delle mosse nella più completa e candida onestà. Lo scudo lo abbiamo riposto sotto il letto e siamo usciti, ci siamo fatti accarezzare. Una buona parte di ironia è sotto il letto e domani, al momento dei bagagli, la ributterò in valigia sperando che non mi faccia superare i soliti noiosi 20 kg. Che cosa è stato guadagnato in 90 giorni? La cronaca, sperimentata prima e raccontata da me poi. Sia chiaro: non la cronaca raccontata da altri e mai sperimentata. Quella vissuta in maniera personale e, ripeto, senza scudo. E, che lo si voglia o no, non è quella della televisione o della politica ma, banalmente, è quella delle persone. Persone, tempo, vita, esplosioni sociali. E sentimenti. Ecco perché, credo, si sia ‘caduti’ nel sentimento, nella riflessione più profonda.

Ma questo non è un male. E’ bello, accidenti. Cosa succede ora? Lo avrete capito. Abbiamo uno scudo in valigia. Avete capito a che serve. Uno scudo, non una spada. Uno scudo che ritorna indietro intriso di sentimento che, almeno nei primi mesi, non si perderà. L’obiettivo è continuare ad usare lo scudo ed al tempo stesso con lo stesso scudo spiegare alla gente che la spada non serve. Mi sono accorto che da noi non facciamo nemmeno i tempo a finire una frase che qualcuno ci sta già trovando un aspetto negativo. Non facciamo in tempo a dire A che qualcuno mette un bastoncino tra le ruote dicendo ‘B’. Non si fa in tempo a sorridere che qualcuno ci ricorda come esista anche il pianto. Spade, pericolosissime spade. Siccome i tempi non sono maturi per gettare via lo scudo (ah, chi non ce l’ha farebbe meglio a procurarsene uno..fondamentale) bisogna almeno sforzarsi di gettare via le spade, di farle gettare a chi le ha. Che poi sono tutte vittime, sia chiaro. Sono persone che ho già ampiamente descritto dei post precedenti. Sono coloro che raccontano prima di vivere e si accontentano di qualche cartonato raffigurante conoscenti per sentirsi sicuri e recitare al mondo una condizione di allegria. Ironia, senza dimenticarsi cosa ci sta dietro. Si aprirà così qualche spazio interessante in cui le vere cronache umane potranno trovare la dignità che si meritano.

Lo scudo scintilla che è un piacere. Ed infatti, in tutto questo, la cosa più bella sono le mie unghie. Unghie che non avevo più dal ’91. Unghie che tagliano. Altro che spade.

mercoledì 21 aprile 2010

Penultima

Un rapido riassunto anche perché non è il mio ambito di competenza. Bali bene ma dire Bali significa poco. E come dire, credo, Phuket in Thailandia. Bali è un’isola indonesiana con una bella spiaggiona, un interno gradevole e un po’ più sobrio, tantissimi turisti. Carina..anche se immagino che la vera Indonesia sia quella di Komodo, o delle isole Gili dove sono andato. Gili Trawangan: nemmeno 2 km di isoletta di sabbia e poco altro. Meraviglia. Clima non fortunatissimo ma un po’ di sole ce lo siamo presi. Gli indonesiani sono molto ma molto più insistenti dei Thailandesi. Dal taxi, alle droghe, alle donne. Eccola, la triade. In questo preciso ordine. “Amico, trasporto? Droga? Donne?”. Queste donne nutrivano un particolare affetto. Pensavo fosse dovuto ai miei baffetti molto ‘singapore’.

Almeno, questa era la speranza. Invece il mestiere più antico del mondo non si curava dei baffetti ma solo del mio portafoglio. In ogni caso ho sempre spiegato al signore di turno all’angolo della strada che mi piace camminare, che di droghe non ne prendo e che per andare con una prostituta devi prendere della cocaina perché altrimenti passi per barbone. Per cui ho declinato elegantemente. Per utilizzare le parole inflazionatissime del Vaticano di queste settimane: “i bambini sono uno spettacolo”. Sono bellissimi, tutti. Le mamme a volte, gli uomini poco. Esprimo non poca soddisfazione per il mio corpo che non ha mostrato alcun cedimento a livello intestinale/digestivo. Prima di arrivare a Gili ho conosciuto Samigo, un allegro paciarotto indonesiano che parla un po’ di italiano. Ha esordito con “Sopra la panca la capra campa..”, ha proseguito con “trentatretrentini..” e ha chiuso con “Zampirone”. Buffo, buffissimo, fino a quando ho messo piede sulla sabbia di Gili Trawangan: sopralapanca e i trentini erano scioglilingua. Mentre ‘zampirone’ era un suggerimento, da non sottovalutare.

Cosa rifarei subito: mangiata di pesce alla griglia con birra gelata davanti al mare.

Cosa non rifarei mai più: la pipì nel bagno di un traghetto indonesiano.

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Torniamo a noi. Penultimo post con ogni probabilità. Il tempo di lavorare, il tempo di un ultimo concerto venerdì e ci siamo. E non è un problema. Sono curioso della sorpresa che farà Melbourne. Quasi tre anni fa partivo con la primavera per tornare in una Milano gelida e la città mi aveva fatto il favore di ritornare fredda e piovosa per evitarmi la ‘botta’. Se volesse fare lo stesso dovrebbe rimanere come l’ho trovata oggi di ritorno dall’Indonesia: calda, ventilata, luminosa, con la stessa temperatura dell’attuale Meneghina city. L’altro regalo splendido me l’aveva fatto l’aereo. Avevo scoperto involontariamente un genio ascoltando la radio dalla mia poltroncina: genio che ha trovato un nome solo un anno più tardi: Xavier Rudd. La canzone era http://www.youtube.com/watch?v=uE0b9XzrjeE . Ecco, io non dico di essere un duro eh. Però immaginatevi di ritorno dall’Australia dopo 3 mesi, con un aereo che si butta nel tramonto verso il buio e lui che vi canta nelle orecchie. Il vostro sguardo non potrà che essere immobile nel vuoto, un po’ a godere, un po’ a tremare. Chissà chi scopriremo a questo giro. Lo spero. Lo spero tanto.

Iniziamo col dire che poi sull’aereo è difficile pensare, soprattutto per me. Il momento più delicato lo vivo da oggi al decollo. Poi sarò solo concentrato sul vuoto che separerà il mio seggiolino dalla terra. Sabato pomeriggio e domenica passeranno in grande silenzio, a camminare, a guardare, ad ascoltare ininterrottamente nelle cuffie qualcosa come questo http://www.youtube.com/watch?v=f5M_Ttstbgs o questo http://www.youtube.com/watch?v=ABYnqp-bxvg . Dovrebbe funzionare molto bene. Non sono canzoni scelte a caso: la prima mi ha emozionato all’interno di un montaggio che avevo visto; la seconda era la colonna sonora della pubblicità superinvasiva dell’I-pod nano di 3 anni fa qui, in Australia.

Vedremo di virare sull’ironiche e non chiudere con cronache sentimentali. Non è il caso. Siamo scaduti in sentimentalismi esagerati, lo ammetto. Il problema? L’ironia. Ve lo spiegherò nell’ultimo post.

Riassunto dei consigli per gli ascolti:

Niente titoli e niente autori. Solo links. Sarete costretti a cliccare a caso. Fidatevi di me. Se sarete fortunati vi beccherete la vostra canzone. Se vi andrà male ascolterete con più attenzione qualche pezzo skippato al primo giro. Sicuri che non ne valga la pena?

http://www.youtube.com/watch?v=VvvgN7R4sHs

http://www.youtube.com/watch?v=ln_qHyGD9zo

http://www.youtube.com/watch?v=uE0b9XzrjeE

http://www.youtube.com/watch?v=ryH5cga0yUI

http://www.youtube.com/watch?v=gF-Mr1cm_7E

http://www.youtube.com/watch?v=k-trAzH7Nzs&feature=PlayList&p=B55B7EE01F1376F0&playnext_from=PL&playnext=1&index=6

http://www.youtube.com/watch?v=EETj7abcmSs

http://www.youtube.com/watch?v=2NhlwRFgkyk

http://www.youtube.com/watch?v=zFS_GeacdZ0

http://www.youtube.com/watch?v=bDyUcmoIkl0

http://www.youtube.com/watch?v=dhfroxFfi5c

http://www.youtube.com/watch?v=seh2unqUYII

http://www.youtube.com/watch?v=c32oysmQYa0

http://www.youtube.com/watch?v=OSWKw15rCoI

http://www.youtube.com/watch?v=mJfCJVH0jOM

http://www.youtube.com/watch?v=ZkO-p5RG7Kc

http://www.youtube.com/watch?v=JKRBR4s4UH4&feature=PlayList&p=6A862133AAD4EAA5&playnext_from=PL&playnext=1&index=11

http://www.youtube.com/watch?v=Mo28_dmN8PQ

http://www.youtube.com/watch?v=nRWAimLTgRQ

http://www.youtube.com/watch?v=9BilN7r_DvQ

http://www.youtube.com/watch?v=lLJf9qJHR3E

http://www.youtube.com/watch?v=6jBN0XPRzUU

http://www.youtube.com/watch?v=CWaxT9DOfmY

http://www.youtube.com/watch?v=-gRaSS-D0fw

http://www.youtube.com/watch?v=qXnT3LFTc-s

http://www.youtube.com/watch?v=9rAT7dKSOxE

http://www.youtube.com/watch?v=q1ci8TJ7sps

http://www.youtube.com/watch?v=ZN3nwA5K5ro

http://www.youtube.com/watch?v=1HU83XckOeM

http://www.youtube.com/watch?v=cGdIpcj0HJo

http://www.youtube.com/watch?v=79cG_F1GxfI

http://www.youtube.com/watch?v=_rl1qbz5_nI

http://www.youtube.com/watch?v=fArI3kDyvII

http://www.youtube.com/watch?v=ya3em_bMBFQ&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=kxGh6VGxuw0

http://www.youtube.com/watch?v=8n5xUEHn01E

http://www.youtube.com/watch?v=N8qHVuLYTO0

http://www.youtube.com/watch?v=acewfAQs_g0

http://www.youtube.com/watch?v=CFW4LqsTPO0

http://www.youtube.com/watch?v=xGytDsqkQY8

http://www.youtube.com/watch?v=p62rfWxs6a8&feature=fvst

http://www.youtube.com/watch?v=DPPX6dZT0Vw&feature=fvst

http://www.youtube.com/watch?v=tHAhnJbGy9M&feature=fvst

http://www.youtube.com/watch?v=f5M_Ttstbgs

http://www.youtube.com/watch?v=ABYnqp-bxvg

martedì 13 aprile 2010

Belli e Bali

In realtà è come se non fossi già più qui. Inevitabile. Come il Fuorisalone. Inevitabile. Ruolo nobile, il nostro di 'umanistici'. In un mondo che si riempie di strumenti ed arnesi tecnologici noi ci facciamo strada col pensiero e con i pensieri. Nostri e degli altri. Nobili e coglioni. Una volta tornato, bisognerà vedere se rimanere puri o meno. Intanto siamo invidiosi, lo ripeto. Non solamente io da qui ma anche gli altri lì nella stessa condizione. Siamo invidiosi ma arrivati ad una certa età forse bisognerebbe smetterla. Il problema è che la si smette solo quando la conquista è l’invidia di chi prima si invidiava. Un gioco al rialzo mica da poco. Non ce la passiamo bene noi parolieri senza collocazione. Per cui ci toccherà prima eliminare questo malessere e poi aprirsi al mercato. Ecco, lavoriamo su questo. Una premessona per sottolineare che questa parentesi australe non avrebbe avuto nulla a che fare con un cambio professionale o con una scelta di vita. Una parentesi terapeutica fatta di civiltà e radio (http://www.youtube.com/watch?v=tHAhnJbGy9M&feature=fvst ). Due cose che mi affascinano fin da quando sono piccolo. Due cose molto simili:entrambe scandiscono i momenti di un individuo ed entrambe si rompono lasciandoci soli. Per cui, tornando a noi, abbiamo respirato la civiltà e l’ottimismo nonché il ruolo vitale della persona, e ora possiamo anche ributtarci nell’habitat naturale senza troppe conseguenze. Ma prima bisogna abbronzarsi. So che non c’entra nulla ma è così. Mi devo abbronzare. Nessuno mi crederebbe se tornassi pallido dall’Australia. Quindi Bali. Via, trac. Bali. Qui si è vicini a posti che con ogni probabilità non si rivedranno più e la scongiura di un rimpianto non ha prezzo. Bali. Poi ci siamo. Poi ci vediamo lì entro breve. Ultime cartucce, nemmeno troppo potenti a dir la verità, per cronacheironiche. Ultime cartucce, ultimi proiettili che colpiscono di meno. Credo dipenda dal desiderio positivo di sparare le bombe ironiche una volta tornato. Dal vivo. Ma anche a sto giro siamo collassati sul cronache e ci siamo fatti avvolgere poco dall’ironiche. Non è un caso visto il momento. Non è assolutamente un caso.

Intanto mi sono trasferito e mi sento rinascere. Nel nuovo appartamento gentilmente messo a disposizione da un collega della radio cammino scalzo e la sensazione è nuova. Così come nuova è l’emozione nel raccogliere una penna rigata caduta nel momento dello scolo dell’acqua nel lavandino per rimetterla nella pentola. In Shelley st solitamente non c’era tempo per raccoglierla: in circa 0,8 secondi un insetto ci avrebbe cagato sopra. In Shelley i cibi che cadono per terra, se non vengono presi d’assalto da vermi, lumache, mosche, topi, cani, gatti, elefanti o giraffe, è perché pure i vermi, le lumache, le mosche, i topi, i cani, i gatti, gli elefanti o le giraffe hanno paura di contrarre qualche malattia brutta. Ieri mi sono preso un momento per guardare bene quel postaccio della mia ex casa e l’ho trovata bella. Mi sono messo nel giardino a bere una birra da solo. In compagnia dello sferragliare del treno che passa quasi sopra il tetto e di qualche macchinona elaborata che passa davanti all’entrata principale. E pazienza se lo sferragliare erano topi nel sottotetto che squittivano mentre il rombo del motore era soltanto un rutto ben assestato di John proveniente dalla zona giorno. Mi sono commosso in ogni caso.

Un ultimo accenno alla festa di settimana scorsa, quando insieme a Pat sono andato ad ascoltare Kaigen (l’mc giapponesino, ricordate?). Chiedo scusa in anticipo per la confusione del racconto che verrà. Questo il dialogo in macchina:

“Allora dov’è sto posto?Com’è?”

“Carino, in High st. E’ un negozio di calze”.

“Ma il concerto?”

“Eh, nel negozio di calze. Cioè, entri nel negozio e poi apri una porta e c’è una saletta dove Kaigen suona. Anzi, sbrighiamoci”

Entriamo nel negozio di calze, alcune carine tralaltro. Soprattutto per donne molto estroverse, diciamo. Lo attraversiamo ed andiamo alla porta, la apriamo. Posso dire che è stato molto affascinante ritrovarsi in un universo omosessuale così spinto. Ad accoglierci ragazze molto più maschili di me e per la verità vestite molto meglio di me. Ma se devo dirvi la vera verità anche con un odore molto più forte del mio e con tanti, tantissimi peli sotto le ascelle. Immagini che non dimenticherò. Una aveva anche dei baffoni capaci di far impallidire il mio anonimo pizzetto. Tante catene al collo, poco profumo e magliette da basket. La riassumerei così. Poi sono arrivate 3 ragazze uscite, male, dagli anni ’80. Delle Cindy Lauper odorose ma molto fiere. Ma con me e Pat c’erano tante altre persone. C’erano tantissimi gay stilosi e dei signori un po’ esagerati a mio parere. Uno biondino era in abito da sera rosso, con calze a rete e rossetto rosso ciliegia. Impeccabile ma forse troppo sofisticato per una serata nel retrobottega di un negozio di calze. Dopo il dj set di Kaigen si è scatenato un inferno difficile da comprendere. L’odore è aumentato proporzionalmente ai corpi contenuti nella stanza. Due ragazze hanno messo i dischi, utilizzando il microfono della consolle per amplificare finti orgasmi mentre altre due amiche, sdraiate per terra hanno mimato atti sessuali. Nulla contro questo show che nell’immaginario maschile ci può anche stare. Ma vi ricordo, ancora una volta, il discorso dei corpi e degli odori. Per cui vederle levarsi la maglietta ed agitare quegli abiti intrisi di vita ha spazzato via ogni potenziale libido. In tutto questo immaginatevi il signore in abito da sera che cerca di attaccare bottone ballando su musica di difficile ascolto. Immaginatevi di andare a fare la pipì ma, una volta saliti le scale, trovarsi davanti ad una tizia in mutande e reggiseno intenta a farsi pitturare interamente di nero da una delle Cindy Lauper. Immaginate clienti del negozio di calze entrare nel retrobottega per unirsi alla festa. E poi arrivano dei punk, e la musica è altissima e alcune ragazze continuano il gioco del mimo sessuale fino a quando dalle scale non scende una mummia zombie con tanto di bende e faccia deformata pronta a chiudere la serata dei dj. Attacca la musica, urla, la gente applaude, lei urla di più e finge di venire uccisa, la gente è in delirio, lei si rialza e continua a produrre suoni gutturali mentre la gente nella foga ora rovescia anche la birra per terra ed il signore in abito da sera ha gli occhi lucidi perché nessuno attacca bottone con lui. Poi lei alza il volume nelle casse e su una musica tetra inizia a levarsi le bende mostrando il suo volto ed il corpo cioè quello pitturato di nero e scovato durante il mio bisogno fisiologico. Si leva le bende, dicevamo, urla ancora e scappa via, per poi tornare in lacrime ed essere abbracciata dalle Cindy Lauper. Ecco, il primo che mi parla di serata trasgressiva lì può andare a cagare.

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Consigli per gli ascolti

Non basterebbe un blog, invece, per raccontare l’esperienza musicale di questi mesi.

http://www.youtube.com/watch?v=acewfAQs_g0 Horrorshow con “In my haze”. Un capolavoro ascoltato per 3 giorni di fila. Un testo che parla di un viaggio. Io l’ho associato al mio. Poco importa se la canzone parli di magic mushrooms. Il risultato non cambia.

Il peperino inglese La Roux spacca e lo si sa già ma qui proviamo a rallentare il ritmo, ad abbassare le luci e a goderci la voce nel suo splendido riverbero, libera da basi troppo invasive. Check mood before listening. http://www.youtube.com/watch?v=CFW4LqsTPO0

Oltre 10 anni. Siccome siamo vecchi e ogni tanto abbiamo bisogno di farci del male, nei consigli per gli ascolti metto questa. http://www.youtube.com/watch?v=xGytDsqkQY8 . Non ho capito perché ma a gran parte delle persone che conosco fa scattare qualcosa. Magone, sorriso, freddo, calore. Sarà il piano. Poi fatemi sapere se succede anche a voi. Potrebbe essere l’inizio di un’analisi scientifica che parte dai Semisonic.

http://www.youtube.com/watch?v=p62rfWxs6a8&feature=fvst La regina oggi si merita due menzioni nel post. Sarà il freddo di Melbourne che punge. E’ che lei mi suggerisce sempre l’idea di un bel cappotto, elegante. E se non è un cappotto è un bel cappello di lana, indossato da una donna bella donna. Non chiedetemi il perché. Non esiste.

http://www.youtube.com/watch?v=DPPX6dZT0Vw&feature=fvst Una band che è rimasta sul mercato circa un paio d’ore per poi scomparire nel buio. Il loro cd è in macchina ed ogni tanto sa farsi ascoltare. A parte tutto è un bel lavoro e soprattutto è fatto da tanti potenziali singoli. Cosa che ormai capita raramente. Anche qui parliamo di quasi 10 anni fa. Ahia, un consiglio per gli ascolti commerciale.

La verità è che ho tanti altri nomi. Ma oggi sono troppo geloso per darveli. Un abbraccio

giovedì 8 aprile 2010

La favola della capra

Intanto proviamo tanta tenerezza nei confronti delle vittime: le capre senza eta'. Questo si'. Le vedo qui e mamma mia quante ce ne sono li' dove adesso torno (Non voglio immaginare le capre da Fuorisalone a Milano. Un argomento che a mio parere meriterebbe un libro intero). Accarezzerei uno per uno ogni imbecille, ringraziandolo per farmi sentire ancora vivo e con obiettivi da me scelti. "Imbecille, sei un imbecille". E via con una carezza. Non ti accorgeresti nemmeno che mi prendo gioco di te: sei capra. Cosi' affascinante che quasi quasi mi verrebbe voglia di preservarti. Ti metterei sul comodino per ricordarmi ogni mattina che la mia coscienza e' a posto. Che sogno ancora un paese che tu, imbecille, non riusciresti a percepire nemmeno se ti facessi un disegnino.Quante ne ho viste di bestie come te in questi mesi. Decine. Arrivate qui a rispolverare una vita mai vissuta spendendo i soldi e stipendi da pizzaiolo al Crown Casino oppure imprecando perche' "questi coglioni australiani non son capaci di fare una pizza decente" oppure perche' "i cinesi sono sporchi e han rotto il cazzo". Questa e' la feccia italiana nella terra promessa.
Questo spesso siamo noi, cioe' sei tu, qui. Pero' il mondo sa essere splendido. Qui ti ha accolto, capra, ti ha fatto sfogare ed ora ti sussurra giorno dopo giorno nell'orecchio cose belle, dolci, traboccanti di serenita'. E piano piano le assimili. Ed ora incominci a mangiare la loro pizza. E mi dici che non puoi uscire perche' ora devi risparmiare i soldi. E mi dici che ti sei accordato con un cinese che ha la macchina per andare a fare una gita sulla Great Oceon Road, dividere le spese e pagare meno. Ti stai plasmando, capra. Sono le prime vere decisioni che prendi ed e' il mondo che te le ha suggerite. Sono state le persone che non conoscevi. Sono state le situazioni che hai avuto occasione di vivere e che non ti sei limitato a farti raccontare da amici, a loro volta capre. La politica non si e' infiltrata, non ha avuto l'arroganza ed il cattivo gusto di farlo. La vita era tua, mica sua. Ora potrai cercarla se vorrai, oppure lei bussera' educatamente e tu vedrai se farla entrare per un po'. Capra, stai cambiando, sei ignorante ma non piu' imbecille. Sei autentico.Ti sei fatto amico il mondo e costruire il tuo, dimmi la verita', ora sembra pure piu' interessante, no? Bravo. Poi vedi di spiegarlo ai tuoi amici quando torni, se torni.
Perche' a 16mila km da qui, cioe' li', le capre si arrabbiano per puro gusto, i politici parlano dai giornali facendosi grandi col consenso di ovini, i giornali fanno i politici, gli elettori eleggono i giornali, i partiti politici sono in un tutti contro tutti per il bene di nessuno. Dovrebbero comporre una macchina capace di aiutarci. Ed invece ognuno ha costruito la sua macchinina e molti son rimasti a piedi. E altri ora stanno decidendo di andare a piedi perche', anche se ci si mette di piu', inquina meno. Ed e' cosi' gratificante. Quando torno vado a piedi, stringendo tra le mani una piramide gerarchica ribaltata dove la base, sul quale il sole ora batte, e' fatta da noi. Si, anche dalle capre. Che diventerebbero cosi' persone.

lunedì 5 aprile 2010

Outta the ghetto

Un topo di dimensioni importanti nel nostro giardinetto. Due ragni dopo mesi di assenza. Due signori pacati, pacatissimi, che discutono alle 5 del mattino davanti alla mia finestra per trovare dell’eroina. Summer che torna a casa in lacrime perché il tassista che l’ha accompagnata a casa ha provato a strapparle un rapporto sessuale in cambio della tariffa (eh ma sai che prezzi). Una macchina rubata davanti a casa, con antifurto ed elicottero a pattugliare Richmond all’alba. Calma piatta qui a North Richmond.

Andare via da qui sarà in ogni caso durissima. Lo dico davvero. Da qualche settimana mi siedo sull’asse del gabinetto anche senza problemi. Mi dimentico perfino di guardare se ci sono insetti nei paraggi o vermi nella doccia. E’ un buon allenamento per tornare a casa e sentirsi re. Mi manca il camminare a piedi nudi. Poi il gruppo è gasatissimo: dopo 3 settimane abbiamo trovato cosa c’era di marcio nel frigo e che non ci faceva dormire la notte. Abbiamo stappato una birra per quell’occasione. Il problema è che chi va con lo zoppo impara a zoppicare, noi siamo in un quartiere di ladri l’occasione fa l’uomo ladro. Pertanto ogni occasione è buona per la birra. La francese se ne è andata per due settimane ed il clima nella casa è elettrico anche per tutta la prossima. In compenso la mentecatta si fa odiare anche in sua assenza. Imbecille, ha lasciato in frigo tutto ciò che scadendo produce odori folli. Mentecatta. E cagna.

Tra poco si torna. Prima parcheggio nel quartiere di Fitzroy a vivere nell’igiene. E poi basta. Ma ora non è il momento di parlare di lì. Io devo raccontare di qui. E poi di lì sapete già tutto quello che so io. Come avrete notato il blog perde di brillantezza ma è naturale. La cosa buffa è che non ho perso la parola e non ho esaurito gli argomenti. E’ che ho iniziato a pensare consciamente o inconsciamente al ritorno e questo inibisce la creatività, credo. Affascinante pensare che se avessi altri 5 mesi qui potrei andare avanti al ritmo di un post ogni due giorni. Così non è e dovrete accontentarvi degli ultimi colpi in canna.

Voglio dedicare questo post a chi è lì inna meneghina town. A chi è bloccato in situazioni che non permettono una fuga, a chi sta vivendo situazioni di stand by in attesa di una buona notizia che possa cambiare la vita ed il percorso, a chi sogna un paese lontano e non ha ancora avuto modo di farlo per colpa altrui, a chi molto banalmente soffre e non trova una spiegazione al perché una città grande come la nostra tenda a chiudere le porte in faccia ai progetti ed alle vite, a chi è tornato e sta nuovamente male, a chi vive una condizione di rinuncia, ed anche a chi invidia. Perché io sono un invidioso e non me la passo mai bene. E vivo i successi altrui come sconfitte mie. Ecco, però lo dedico anche a chi ama il nostro belpaese a tal punto da odiarlo o da prenderlo in giro. Va bene la storia del grande impero romano e va bene che da noi è nata una cultura che il mondo ha preso a modello. Ma il mondo si è preso la briga anche di rimodellarlo sul nuovo millennio e su una società differente, evolvendo, per Dio. Noi continuiamo a ripetere che un “tempo eravamo splendidi”. E va bene, ma se io dovessi scegliere tra la Sofia Loren di adesso ed una Alessia Fabiani andrei per la seconda. E pazienza se la seconda non ha mai fatto figuroni ad Hollywood. Intendi? Ah ecco, il blog lo dedico anche a chi si prende amabilmente in giro nel dramma, a chi rimane aggrappato con i denti e con le unghie alle cose belle che abbiamo. Tipo il Negroni in zona Vetra. Anche a quelli che si siedono in una piazza a berlo semplicemente perché è bello chiacchierare. Come vedete sono un bel paraculo e mi ritrovo a parlare di lì. Ma un po’ devo preparare il terreno. Anzi se fossi paraculo per bene direi anche che lo dedico a chi torna, perché crede che ci sia qualcosa da far fiorire lì e anche a chi non va via perché ha trovato la formula per la felicità lì ed è lui a tenere Milano per i coglioni. Ecco, dovrei dire proprio così se volessi fare il paraculo.

Dunque questo post lo dedico a chi torna, perché crede che ci sia qualcosa da far fiorire lì e anche a chi non va via perché ha trovato la formula per la felicità lì ed è lui a tenere Milano per i coglioni.

Se qualche amico si dovesse sentire tirato in mezzo dalle parole che ho scritto è perché lo è. E mi ha fatto bene parlarci in questi mesi.

In ogni caso, al prossimo post vediamo di ritornare a parlare di sane cazzate.

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Consigli per gli ascolti:

http://www.youtube.com/watch?v=N8qHVuLYTO0 - Splendido. Vida Sunshine l’ho sentita quasi tre anni anni fa al Croft institute nel cuore di Melbourne. Cantava con il suo sound system, Sistren’s Sound System, tuttora esistente. Era stata una serata incredibile proprio per il suono. Lei cantava al terzo piano (il Croft si sviluppa su tre piani con differenti musiche e l’ambiente è molto informale…quasi uno squat) e la sua voce era pazzesca. Ed è stato incredibile riscoprirla così, per caso, spulciando tra i video. Canta spesso anche con i Mista Savona, gruppo di Melbourne che ha fatto anche un cd non male (comprato) pieno di collaborazioni con i più famosi artisti giamaicani.

http://www.youtube.com/watch?v=8n5xUEHn01E lui è Pataphisycs, lo srilankese che ha cantato con me al contest in Sydney. E lo posto un po’ perché se lo merita e un po’ perché è lui che mi ha fatto ‘riscoprire’ Vida Sunshine, proprio con questo video.

Quando inizia a fare caldo e quando spuntano le prime magliette non se ne può fare a meno . E mi fa sognare di nuotare in un acquario gigante. http://www.youtube.com/watch?v=kxGh6VGxuw0

E per questa vale lo stesso. Solo che al posto dell’acquario mi vedrei bene su una bicicletta (di quelle altissime, con le ruotone) a pedalare per le vie del centro con la gente che mi saluta. Anche se non mi conosce. E’ in ogni caso troppo corta. L’ideale è mettere in loop il primo minuto e 58. http://www.youtube.com/watch?v=ya3em_bMBFQ&feature=related

Ma se dovesse piovere o se l’umore non fosse ottimale c’è solo una cosa da fare: http://www.youtube.com/watch?v=fArI3kDyvII . Essere tristi ed ascoltare cose tristi può in ogni caso farvi sentire belli. Le pupille si dilateranno e sembrerete in ogni caso più teneri.

lunedì 29 marzo 2010

Sydney Contest

Eccolo lì. Con ogni probabilità questo era l’ultimo weekend fuori Melbourne. Ed è scivolato via tra macchina, concerto e breve passeggiata a Bondi Beach. Ricapitoliamo: Ya Lingo Night all’UTS di Sydney per una serata dedicata alla musica multilingua con decine di dj e musicisti e con un contest tra mc. Sembra buffo ma io sono stato chiamato proprio per questo. Dopo il rodaggio di inizio mese al Bar Open di Melbourne a sto giro la parola esibizione è stata sostituita da ‘contest’ e la cosa non mi ha fatto grande piacere viste le mie note paranoie ansiogene. In ogni caso, partenza a mezzanotte da Brunswick st come da programma studiato dal driver e musicista Kieran. Sul van (grande lusso, supernuovo) ci siamo ritrovati in 5: con me Kieran, misterX (non mi ricordo il nome visto il suo ruolo anonimo di dj), Pat (mc srilankese), Kaigen (mc giapponese). Le 10 ore e mezza di viaggio notturno non sono state malissimo se non per la musica. Cioè, tu pensi multilingua, sai che a loro piace il reggae, la musica per l'appunto etnica e vatti a fidare. Momenti difficili. Musica electro minimal etnica, Non lo so. Non c’è definizione e già questo non è un punto a suo favore. Dieci ore possono passare velocemente ma possono essere un incubo con la musica sbagliata. Il video qui sotto è un breve collage di colonne sonore che hanno accompagnato andata e ritorno. Giusto per darvi un’idea. Io credo che anche un apertissimo Mandela dopo un paio d’ore avrebbe chiesto di scendere da quell’auto. E ne sarebbe sceso stizzito.

Insomma, colonna sonora critica a parte si è arrivati a Sydney. Check-in in Bondi Beach, ostello di tutto rispetto, breve riposino, passeggiata a Bondi Beach dove mi trovo costretto a comprare un paio di occhiali perché altrimenti avrei davvero fatto una figuraccia. Erano tutti belli ed abbronzati. Io brutto e senza occhiali. Ho comprato un paio per salvare il salvabile. Ho comprato dei Rayban tarocchi da una slava. Era palesemente slava. E prima che mi avvicinassi era lì con la sua bancarella a strillare dicendo vaccate tipo “occhiali italiani originali. Fidatevi di questa roba italiana. Dall’Italia fino a qui in Sydney. Affrettatevi bla bla”. Mi sono avvicinato, lei ha proseguito con le sue vaccate anglo-slave. Mi ha chiesto di dove fossi e ha firmato la sua condanna. “Italia, tu?”. “ehm…italiano anche ah..hey, comme stare? Wherre dove italiani?”. A posto. Per timbrare il cartellino mi sono fatto comunque gabbare con dei Rayban tarocchi a 20 dollari. Scusate, torniamo alla giornata.

Alle 6 siamo nel locale. Bello, grande, tre sale. Secondo me troppe. Sound check a rilento..i musicisti son tanti mentre noi mc annoiati beviamo qualche birra e ci conosciamo un po’ di più. E arrivato intanto anche Andreis, quarto mc brasiliano. Saremo in 4, e non in otto come previsto, a giocarcela in allegria. Il problema è che loro sono troooppo seri. Mi chiedono se sono a Melbourne per un tour. No. Mi chiedono se sto lavorando con qualche produttore. No. Sostanzialmente mi chiedono che cazzo ci stia a fare lì con loro. Sì. Questa domanda non è male. Glielo spiego e liquidano con un “well, cool”. Poi iniziano loro: Pat ha fuori il nuovo disco, lo fa quasi di lavoro, sta lavorando sulle nuove tracce e m dice che una band italiano lo ha contattato per registrare un pezzo dub con la sua voce. Kaigen, tra un po’ tornerà a Tokyo dopo aver vissuto e suonato a Melbourne. Capatina a Tokyo e poi tour europeo di 3 settimane grazie al suo promoter canadese. E’ lì che gli rigiro la domanda che mi è stata posta pocanzi. “Che cazzo ci sto a fare?”. Ridono, “cool”, “sick”, “fuckin’ wicked”, sarcazzo. Va bene, calma e sangue freddo, giochiamoci le carte della banalità che funzionano: italiano, esordisci con un bel ‘ciao’, ballicchia, saluta, sorridi. Ecco sì, sorridi. Perché qui gli altri si prendono sul serio. Meglio fare il coglione. E’ tardi quando al primo round mi tocca il brasiliano. E’ bravo..e anche grosso. Poi tocca a me. Un po’ per nervosismo e un po’ per attesa. Si passa il turno, si sbeffeggia un po’ il secondo finalista Pat ribadendogli il concetto che “cazzo ci faccio qui non lo so ma ci facciamo due risate”. La finale vede Pat fare il figo (e molto bene) e vede me fare il giocherellone. Ecco una bozza di finale con video di contorno.

E Sydney si tinge d’azzurro. E’ bastato poco, è bastato fare il coglione. La cosa mi porta ad inquietanti riflessioni sulla mia persona che però rimanderò a maggio. Il resto è birra, ristorante koreano alle 4 di mattina, una dormita rapida, una colazione sostanziosa ed un viaggio di ritorno che mi porta nel mio letto di Melbourne dopo code in autostrade, odori discutibili di misterX, Kaigen al mio fianco che sbava ogni volta che si addormenta e il due volte campione Pat che ribadisce ridendo un concetto molto chiaro “Champion of nothing, mate”. Lo dice scherzando e non con cattiveria. Ha ragione. Tutti meritavano di vincere.

Però io nella mia autoradio non metto sta merda e poi ah, si…mi faccio una cazzo di risata. Quasi sempre.


giovedì 25 marzo 2010

Lingualunga (Cud-iu -pi-pèlli?)

Degli indiani ne abbiamo parlato fino alla nausea. Sono loro i padroni del mondo taxi. Pertanto la percentuale di salire su un bel Cab, entrare, girarsi a destra e vedere un bel signorino di Mumbay si aggira attorno al 75%. Ma va bene, benissimo. Fino a quando ti allacci la cintura però. Perché poi dici “36 Shelley st, please” e lì loro mi vanno in sbatti. Gli indiani hanno tutti questa caratteristica. Dio salvi gli indiani e il Chicken Tikka Masala. Ma gli indiani non sanno le strade, di default. Un esamino potrebbero farlo, un tuttocittà da studiarsi la sera. No. Niente, tanto panico. Lo vedi nei suoi occhi bianchi bianchi e teneri, ingenui. Molla una mano dal volante, si allarga il colletto della camicia denotando nervosismo e va lì, lì dove secondo me non si può, non si deve. Il tom tom a ventosa sul vetro. Dai, è come uno chef che fa i suoi piatti sfogliando il ‘cucchiaio d’argento’. Anzi, è peggio. E’ come un pittore che dipinge ma a utilizza le figure già stilizzate da riempire coi colori. Il tassametro segna 4.80 e tra una ventina di secondi sarà sul 5.40. Gioco di sguardi, sorriso, tip tic, trac, tip…..bip. “Cud iu pi pèlli?”. Niente, potrei rispondere qualsiasi cosa. Riproviamo: “36, shelley st, North Richmond.”. Effettivamente mi son dimenticato di specificare il quartiere. Eccolo, il 5.40. “Cud iu pi pèlli?”. Ostia. Mi prendo qualche secondo per riflettere e far arrivare il conto a 6.00. Poi mi viene in mente la Thailandia dell’anno scorso, i loro tassisti capaci di ripetere a cantilena un “uè iu go?”, un simil “where are you going?” e lì la svolta. “Cud iu pi pèlli”..banalmente “Could you please spell it”. Scemo io. E allora rimedio facendogli questo benedetto “pèlli”. Non capisce, digita. Io lo correggo, lui non trova, io guardo il tassametro, io pèlli pelli ma niente, lui smadonna stretto io lo seguo a ruota, momenti difficili, tassametro eiacula e allora BASTA. Faccio segno dritto, dritto dritto, prima a destra, fermo qui e ci siamo. Il tassametro si fuma una sigaretta. Scendo. Ma ho imparato, in ogni caso. Ora salgo, sparato, i suoi occhi timidi non mi fregano, non li incrocio. Mi allaccio la cintura e chiedo di portarmi al 36 di s-h-e-l-l-e-y street. “mi hai preso per un cazzo di indiano? Mi devi fare lo spelling? Shelley, non son rincoglionito”, risponderà uno di quelli biondi, appartenenti al restante 25%.

E spendiamo qualche parola per la coinquilina francese. Tenera, ingenua, spesso irritante nella sua ingenuità che la trasforma in una 14enne, sempre e comunque di una pesantezza esagerata. E siamo sempre nell’ambito del linguaggio. Come sapete, assieme a francesi e spagnoli, ci giochiamo il cucchiaio di legno come capre english speaking. La tenerissima ragazza in casa, apprezzabile, vuole migliorarsi, vuole sentire inglese e parlare inglese. Ogni ora, ogni secondo. Ogni occasione è buona. Quando stai cucinando lei arriverà chiedendoti cosa stai facendo (secondo te cosa sto facendo?), ti dirà cosa ha fatto nella giornata e cosa farà domani. Tutto questo nonostante tu non glielo abbia mai chiesto. La mia gentilezza sembra avere un limite. Quando entrerai in casa dopo una giornata di lavoro duro (perché non siamo mica qui a far ballar la scimmia=we’re not here to fuck spiders…giuro.) lei si butterà in corridoio attaccando bottone. Tutto questo è tollerabile per un mese ma non di più. Anche perché capire il suo inglese risulta difficile, molto più dell’australiano. Mi ritrovo quindi ad evitare di dare spunti di conversazione. Ora quando entri in cucina SAI che il suo sguardo è su di te, SAI che i suoi occhi ti scrutano ed il suo cervello si sta mettendo in moto per partorire una frase e rompere il ghiaccio. Ma io ora SO. E quando entro in cucina abbasso lo sguardo, fingo di ricevere una telefonata al cellulare, fingo di avere freddo quando sono in giardino e lei arriva, fingo di avere caldo e vado in giardino quando è lei a cucinare. In tutto questo ho deciso di parlarne con LIz. L’ho presa in disparte qualche giorno fa confidandole il disagio. “Quella parla troppo. Non si può restare solo con lei”. Liz mi ha guardato con occhi lucidi, ha abbozzato un sorriso, si è alzata dalla sedia e mi ha abbracciato. L’incubo non è solo italiano.

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Consigli per gli ascolti:

-per mobilitare la massa nella piazza (1 milione e mezzo), visto il momentino http://www.youtube.com/watch?v=ZN3nwA5K5ro the fratellis con ’chelsea dagger’

-il clima elezioni non può che influenzare anche i consigli. Direttamente da Christchurch ecco Kora con ‘politician’ http://www.youtube.com/watch?v=1HU83XckOeM

-primavera, sole ed ormoni con Gig Wigmore e la sua ‘Under my skin’ http://www.youtube.com/watch?v=cGdIpcj0HJo

-ora che le giornate si allungano, qualora ci fosse una bella giornata tiepida, camminate in qualche parco cittadino aspettando il tramonto con John Butler Trio ‘Better than’ http://www.youtube.com/watch?v=79cG_F1GxfI

-da ascoltare rigorosamente dopo le 2 am spalancando la finestra e guardando il silenzio fuori http://www.youtube.com/watch?v=_rl1qbz5_nI

domenica 21 marzo 2010

Generationation


“Ah, North Richmond?”

“Sì!”

“Ma senti, è ancora il centro per lo smistamento dell’eroina?"

“Ecco quello non lo so. Di sicuro sono molto attivi su tutto il resto”.

Il regno dell’eroina mi mancava. Forse la mia casa costa così tanto per la sua posizione strategica di vicinanza a questo, di centro. Obiettivamente ne sto vedendo ed ascoltando tante. Una posizione privilegiata su alcol, cocaina, foglie di coca, pasticconi e droghe leggere. Prima di parlare di allarme drammatico nel nostro paese sulla questione vi inviterei a fare un giretto qui. Lo so, il volo costicchia, ma vi farebbe bene. E pensare che loro sono 20 milioni. Insomma, noi ce la caviamo bene, siamo bravi ragazzi. Anche sul resto. I sussidi statali sono una grande cosa, sono il segnale tangibile di uno stato vicino, a sostegno della società, della persona. Quando poi scopri che una tua coinquilina lavora in nero e si reca ciclicamente all’ufficio di assistenza familiare fingendosi depressa e psicopatica per ciucciarsi il sussidio ed evitare che lo stato le trovi un lavoro regolare sorridi. All’inizio sorridi per il fascino della storia. E poi pensi che, quando vuole, tutto il mondo sa essere paese. Come quando ti rendi conto che, in perfetto scandinavian styla, le donne under 20 sfornano bimbi oz come conigli non sono poche. Nessun pensiero di lungo periodo alla famiglia o al futuro del pargolo ma solo gioia di breve periodo per un sussidio che riempie il portafoglio. No bene.

E ora, come sempre, un punto a favore di questi oceanici: il mescolone delle generazioni nella forbice 20-40. In sostanza, i giovani sono/si sentono più adulti e gli adulti sono/si sentono più giovani. Ventenni emancipati con un piede già nel mondo del lavoro e rodati sul divertimento, indipendenti e pieni di passioni. Quarantenni con un piede nuovamente nel mondo del divertimento, indipendenti, pieni di passioni. L’equilibrio è dettato dalla responsabilità. Responsabilità che può essere di chi deve crescere ed investire; responsabilità di chi responsabile lo è già diventato ma non per questo deve rinunciare al resto. In effetti, responsabilità e divertimento non sono antitetici, nonostante da noi spesso si faccia passare questo concetto distruttivo. L’interazione tra le generazioni è molto forte perchè maggiori sono i punti di contatto. L’adulto tira verso il basso e i giovane tira verso l’alto. Pensate a noi: l’adulto tira verso l’alto ed il giovane verso il basso. Distanti. Generazioni impermeabili. Sarà anche per questo che mi trovo bene. Sarà per il fatto che, tirando in basso di là e tirando in alto di là, mi ritrovo proprio nel mezzo di questo asse generazionale, in cui sembra facile vivere un’età adulta divertente, capace di rendere divertenti le responsabilità, condendole con le cazzate di un giovanotto che non si perdono ma vengono semplicemente meglio bilanciate da altro. Forse è per quello che da noi mi sembra più difficile. Quando devo scegliere se sentirmi vecchio e stanco non essendolo ancora oppure adolescente ed imbecille non essendolo più. Come se i due estremi mi dicessero “scegli: o con me o contro di me”. In ogni caso, quando torno, per un paio di anni scelgo ancora l’imbecille.

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Consigli per gli ascolti:

Love of diagrams con ‘Look out’ per l’introspezione

Se volete iniziare una festa bene, facendo alzare la gente dai divani allora ancora The Black Seeds con ‘Come to me’

Sean Paul con ‘Pepperpot’ per chi è felice

Sister Nancy con ‘Bam bam’ per una sveglia lenta, pigra ma serena di una giornata non lavorativa tiepida che tende al caldo

Se invece la sveglia lenta procede in una giornata cupa con le nuvole vicine che ovattano tutto la scelta ricade sui Seeed con ‘Slowlife’

Attenzione: momento malinconia. ‘Viola’ degli Shandon.

La finale già persa

Non è supponenza per la finale di Madrid e nemmeno pessimismo/paura di non arrivarci. La finale l’abbiamo persa, ieri. All’Etihad Stadium di Melbourne è andato in scena l’atto finale della A-League, uno dei campionati di calcio più spumeggianti del globo. Melbourne Victory (loro sì, supponenti già nel nome) vs Sydney Fc. La lotteria dei rigori ha decretato campioni quei cani del New South Wales. Per la cronaca, Melbourne ci ha provato più volte dopo il pareggio ma a nulla sono serviti i supplementari. Anche io c’ho provato, dopo i penalties, a prendere i taxi per andare a una festa a Yarraville, ma a nulla è servito il taxi, bloccato sempre dagli stessi cani, presi da festeggiamenti in Spencer st. Per la cronaca alla festa ci sono arrivato. Tardi ma ci sono arrivato. Partita travolgente se si pensa che per la prima volta nella mia vita mi sono alzato dal mio posto (ben 4 volte) nei primi 90 minuti. Birra, pipì, hamburger, pipì. Partita comparabile ad una finale playoff di Lega Pro, ravvivata da falli splendidi che in Italia avrebbero fatto finire il match in 8 contro 8 e dall’infortunio critico di Archie Thompson in chiave mondiali che ora riapre le porte dei Socceroos a Viduka.

Clima in ogni caso stupendo: 50mila persone, fish&chips libero, tanti bambini e tante bellissime donne. Ne abbiamo discusso con Adrian, amico argentino, di queste donne biondissime ed in forma, dotate di tacco e vestitini aderenti per una partita di calcio. Non abbiamo trovato una risposta al perché la donna media nello stadio fosse esteticamente superiore alla donna media australiana. Adrian, scuola Boca Junior ed infanzia spesa alla Bombonera di Buenos Aires, ha in ogni caso colto nel segno: “queste qui da noi sarebbero incinte ancora prima di sedersi al loro seggiolino”. Da noi no. I nostri tifosi le farebbero accomodare e star tranquille almeno fino al calcio d’inizio. La giornata di ieri ha anche visto il ritorno sulla tavola da surf dopo 2 anni e mezzo. Momenti difficili. Credo di aver messo di buon umore un’intera spiaggia di Phillip Island. Quindi qualcosa di buono è stato fatto.


martedì 16 marzo 2010

Guerra incivile

Ognuno ha i suoi problemi di integrazione, certo, ed ognuno ha i suoi problemi di tolleranza. Palese. Non possiamo dimenticarci del popolo aborigeno a cui il primo ministro laburista Rudd ha chiesto scusa un secondo dopo il suo insediamento di fine 2007 per la cruda mancanza di rispetto e per la cancellazione di una storia infinita che, anche grazie ai 12 anni di governo liberale, è stata messa in soffitta come roba vecchia di alcun valore. Gli aborigeni li vedete ubriachi alle fermate del tram, negli spazi aggregativi a loro dedicati che puzzano di ghetto molto più di quanto loro puzzino di alcol.

Difficile ora invertire la tendenza, difficile lavarsi la coscienza pensando che delle riserve circo nel deserto possano bastare. La questione indiana è delicata, l'ondata non si ferma, la professionalizzazione si schiaccia verso il basso. Crescono gli episodi di razzismo e gli indiani sono l'obiettivo primario di violenza. Morti, pestaggi, minacce ripetute, incrementate notevolmente dalla metà dello scorso anno. Un 2009 che registra oltre 1400 indiani vittime di violenza. L'ultimo episodio finito sulle pagine di cronaca risale al 27 dicembre quando Nitin Garg, studente indiano di 21, muore accoltellato nella periferia ovest di Melbourne. Ammazzato là dove, un tempo, il ghetto era quello italiano, oggi lasciato ad asiatici ed africani.

Cresce nei quartieri poveri, il razzismo, sostanzialmente la paura che qualcuno ti possa rubare lavoro, casa, opportunità e futuro dei tuoi figli. Qui sta il primo punto della questione australiana: un mercato del lavoro decisamente più florido del nostro in cui le posizioni cosiddette 'basse' sono occupate (e non vacanti) da indiani che non lasciano briciole agli australiani 'bassi'. E' lì che scatta il cortocircuito della macchina cittadinanza+lavoro+sopravvivenza. Gli australiani possono trovare alcune posizioni medio-basse coperte. Ragazze australiane che non vedono l'ora di sposare il proprio fidanzato inglese e vivere in questa nazione passano le pene dell'inferno per avere l'ok di un governo che ai loro occhi apre le frontiere indistintamente ai giovani pakistani. Corto circuito. Non troppe domande, non troppe riflessioni. Semplicemente corto circuito e sensazione di scippo. Che in certe occasioni sembra esserci. Il motivo sta forse anche nella definizione. Si chiama "mercato del lavoro" e non "isola felice in cui ognuno sceglie il proprio lavoro" o nemmeno "mercato per gli australiani ariani purosangue (che tralaltro non esistono storicamente)".

Dovrei avercela a morte con l'Australia, visti i miei visti. Ma non e' il caso. Il governo ha delle regole, pasticcione e mutevoli questo e' vero, ma le ha. E le inquadra in un modello che premia lo straniero in un lungo periodo, in seguito ad un suo costante contributo. Il governo ha ultimamente aumentato controlli perchè se da un lato può essere accusato di fare business su certi tipi di visto ed aumentare la concorrenza per gli stessi australiani, dall'altro si e' indispettito dei raggiri o degli utilizzi impropri di visto. E' un problema, eccome. E' un problema dell'australiano che però cercando bene troverà. E' un problema dell'inglese che qui ha trovato l'amore e che non si da' pace ma che alla fine ce la faraà perchè ha tutte le carte in regola. E' un problema per l'indiano che se si affiderà al raggiro neppure resterà per troppo tempo. Rileggo bene. Non vorrei che ciò che ho scritto potesse essere intriso di razzismo o di demagocici richiami alla legalità che tanto sentiamo ronzare nelle nostre orecchie italiche. Riletto. No, non lo è. Perchè i diritti e doveri devono esistere. Per chiunque. Ma uno stato deve essere lucido. E umano. E da noi si parla di legalità che, moltiplicata per paura, sbiadisce i diritti e lascia doveri. Anzi, i doveri diventano divieti e sospetti.

Non ci si appelli all'incremento di violenza: ieri il The Age ha pubblicato numeri agghiaccianti sulla violenze nello stato del Victoria, superiori a tutti gli altri stati della federazione, superiori alle più grandi e problematiche città americane, superiori a moltissime città europee. "Eh allora vedi? Che se ce ne son tanti è un casino?" diranno alcuni. Particolare da non tralasciare: qui il giornale non parla di violenza ed immigrati. Parla di violenza e poi usa un altro articolo per parlare degli immigrati. Nessun effetto domino e nessun uso di un problema per andare giustificarsi su un altro. E a vedere le cifre, forse se lo potrebbero permettere più di noi. Bella, la legalità. Legalità, sicurezza, rispetto della cultura che si degna di accoglierti. Si 'degna', si dice. Giusto per mettere a proprio agio l'ospite. Che da noi solitamente non ruba lavoro ma e' semplicemente un cazzo di terrorista, dicono. Spesso è un negro, dicono. Che non capisco cosa voglia dire bene bene.

Dico questo ripensando al binomio diritti e doveri, e ripensando a sabato quando in Federation Square la piazza ha visto una lunga notte dedicata alle star di Bollywood ed alla consegna di awards per compagnie di danza indiane, con un pubblico nutrito e soprattutto misto. E ripenso alla manifestazione islamica di tre settimane fa, sempre qui, in quella che e' la piazza principale e chissenefrega se è a 50 metri dalla Cattedrale.

Penso poi alla tolleranza..ed al fatto che qui alla parola 'gay' non ci fai caso. Da noi salta subito all'occhio: in tv, su un foglio, in una foto. E' come se fosse scritta sempre in grassetto anche se non lo è. E penso a quelle coppie gay felici che non si tengono la mano non solo quando la strada e' buia e pensano di esser da soli ma anche nella via principale quando c'e' un sole che spacca le pietre. E penso alla Cassazione che ha detto, fiera fierissima, che dare del gay è reato. E nonostante le buone intenzioni questo non fa altro che lasciare la parola ‘gay’ in grassetto. Distinguere. Distinguere una parola da chi ne fa un uso becero a causa della sua inferiorità morale e culturale, per Dio. Penso anche alla mia radio: una radio multiculturale che trasmette in nazionale in 68 lingue per le comunità immigrate. Davanti a me i vietnamiti, girato l'angolo gli arabi spalla a spalla con gli indiani, gli armeni, i giapponesi, i russi, i mandarini, gli africani, i bulgari, i macedoni, i maltesi, gli albanesi, i serbi, i croati, i macedoni, i turchi, i nepalesi e ne mancan molti per arrivare a 68. Ve la immaginate da noi? Chiudete gli occhi, limitate le lingue a 5/6. Vi immaginate come la parola legalità si abbatterebbe su un progetto del genere, invocando crociate, invasioni, oscuramento della storia? Le stesse nostre persone direbbero le solite cose. Difendere vs evolvere? Mettere l'Italia sotto spirito vs rimettere l'Italia nel mondo? Vergognarsi vs andare fieri di qualcosa. Che qualcuno ci conquisti insegnandoci il mondo. Gli idioti non hanno compreso che il mondo e' permeabile in ogni suo poro, e che ogni stato civile accoglie e rilascia. Idee e persone. Non saremo noi, piccolo stivale, a fermare la tendenza. Non sarà la rabbia per l’incapacità di risolvere problemi a polverizzarne altri dietro cui si celano potenzialità. La storia 'italiani brava gente. Italiani grande cuore' mi fa svenire il voltastomaco.

Chiudo citando una riflessione di un mio grande amico e ottimo giornalista che “nota una certa somiglianza tra l'Italia calcistica e l'Italia governativa. In casa nostra possiamo permetterci di fare ciò che ci pare, tanto nessuno controlla. Appena usciamo dai confini (aspettando l'Inter che però è piena di non italiani) rimediamo figuracce. Eppure diciamo: ma qualcuno in Europa sta peggio di noi".

Pensa te, sembra che l’Inter abbia più possibilità di un governo. Ed è tutto dire.

Chiedo scusa per i toni. Prometto, visto il periodo di par condicio, di dedicare il prossimo post a figa e/o calcio e/o goliardia indistinta.

sabato 13 marzo 2010

Il film

Lacrime. Daniel ci ha lasciato, partendo per Perth alla ricerca di relax, un nuovo lavoro e ragazze da castigare prima di un ritorno nella sua Inghilterra. Lacrime. Le nostre, le sue, soprattutto quelle della padrona di casa alla quale Daniel non ha pagato l’ultimo mese. Delinquente romantico al quale non possiamo dire nulla se non ‘levati quel gel pirla’. Ma non ho mai trovato una traduzione appropriata. La casa ha gia' trovato i nuovi conquilini. La complicità tra noi ‘vecchi’ nel lanciarci occhiate alla vista dei visitatori è stata bellissima se tarata sul periodo relativamente breve condiviso. Jenny l'asiatica padrona di casa ha scelto: coppia francese. La casa segna 4 transalpini e un incremento demografico in quanto la stanza di Dan passa ai due fidanzati dalla erre moscia.
Li conosceremo, certo. Intanto pero', se fossi un regista, non ci metterei piu' di due minuti a capirei che qui ci sono gli uomini giusti per un film. Rapida carrellata sui protagonisti.

Summer: sapete già molto di lei. Insegnante di pole dance, lap dancer. Hippie. Cash in hand in settimana e weekend spesi in quello che considera il suo vero lavoro cioè decorazioni/allestimenti di festival hippie. Si dice vegetariana ma un paio di volte a settimana si compre un hamburger, l’agnello vale sempre ed il pesce la fa impazzire. Per redimersi mangia bacche, legumi, zuppe con tanto aglio. E sperimenta droghe naturali perché ‘La natura siamo noi’. Che fa effetto. SIa la droga che la frase. Adora ballare nel fango e regalarci pietre portafortuna ed acchiappasogni. Non si chiama Summer ma non le piaceva il nome anagrafico. Quando torno chiamatemi ‘Autunno’.

John: inglese, fidanzato con Liz. Forse ha finito la ricerca della sponsorizzazione per rimanere. Aveva paura di finire in Nuova Zelanda. Farà il meccanico. Ma lui in realtà è deejay e sta aspettando l’ok dal governo per farsi spedire i suoi turntables e la sua borsa coi vinili. Ci siamo trovati sulla musica. Fanatico del dub step, D’n’B, reggae. A differenza di Summer è assolutamente contro le droghe naturali. Credo preferisca le altre. E’ un tenerone e con Liz è dolcissimo. Rutta spesso ma chiede subito scusa con una gentilezza che poi è come se non avesse ruttato. Beve ginger e fuma sigari alla vaniglia. "E ma allora e' un signore", direte. Esatto lo e'. Ed e' per quello che sui rutti ci passo sopra.

Liz: fidanzata futura sposa (secondo lei) di John. Australiana con un'infanzia croata che le ha lasciato un certo senso della famiglia (nonostante credo abbia piu' sorellastre che dita delle mani) ed un decisionismo aggressivo molto bello. Pragmatica e concreta con la vita e con noi. Origini italiane portate fieramente nonostante le abbia spiegato che non e' periodo. Lavoratrice seria in qualita' di qualcosa che e' difficile da spiegare..lo riassumerei come 'segnalatrice di lavori in corso e deviazioni traffico'.

Quoc Phi&Marine: sono la favola francese. Studenti di meteorologia, qui per lo studio della meteorologia, conosciutisi durante una ricerca di meteorologia, ambiziosi a tal punto da voler a tutti i costi lavorare per il governo in qualita' di meteorologi. Ogni weekend e' l'occasione di prendere la macchina ed andare a fare una gita. Credo perche' lo stretto contatto con la natura gli suggerisca l'idea di meteorologia. Utilissimi per il domani. Nel senso che basta buttarla li' con uno "speriamo che domani faccia caldo" e nel giro di qualche secondo sai perfino le massime e le minime di Darwin, Geelong e Townsville. Solitamente quando iniziano a spiegarti perche' a Darwin ci sara' quella massima faccio finta di ricevere una chiamata perche' e' francamente troppo. Lei tenerissima, esteticamente secondo perfetti canoni francesi: lui di origine vietnamita, serioso e capoccia esagerata. Si', ce la fara'! A fare cosa? Credo il meteorologo.

E vi diro', vederli tutti giovedi' alla serata Uberlingua al Bar Open e' stato un piacere vero. Sissignori: il defunto St. Jeromes ha un erede che si chiama Bar Open. Dalla fredda cbd (dove il St. Jeromes riusciva a far sembrare Caledonian Lane un piccolo vicolo di Barcellona) si e’ andati in Brunswick St, la via della musica e degli artisti. Scelta azzeccata. Cambia la forma ma non la sostanza. Mi sono sentito nuovamente in Caledonian. Luci rosse e gialle, calde, caldissime, colori della pelle tremendamente diversi, inglese dall’accento mutevole ogni metro quadrato, temperature tropicali. Esibizione ok dopo il forte nervosismo iniziale. Dieci minuti di italiano, come richiesto, che come sempre passano rapidi come dieci secondi. Dj a mettere basi, vj a proiettare video, musicisti sparpagliati agli angoli della sala a suonare sulla base. Meraviglia vera. Sugli scudi un giapponesino tutto pepe dalla metrica molto interessante e e una donna di origine sudamericana che ha chiuso la serata a dovere.

Siparietto gradevole con un ragazzo molto simile a Notorious B.I.G. (sia nell’aspetto che nei modi). Ha ripetuto a più riprese di essere un pericoloso criminale appartenente alla gang dei Red Soldiers e si è stizzito nel non vedere nei miei occhi il terrore di un povero bianco europeo. Coraggioso non son mai stato e l’assenza di terrore era dovuta al fatto di aver visto le reazioni degli australiani alle frasi di quell’omone, liquidato da sberleffi, risate e simil coppini perfino da alcune donne. Coraggioso no ma buono sì. Sarà stato per quello che, prima di uscire dal locale insieme alla cricca, ho voluto incrociare il suo sguardo per poi distogliere rapidamente il mio con timore. Si sarà addormentato felice, pensando di aver spaventato un altro stupido europeo. Spero che abbia apprezzato il regalo.

martedì 9 marzo 2010

La dura legge del buio

Sarà un mese molto strano. Diciamo ‘mese’. Poi magari finisce che spostiamo il ritorno. Ma l’estensione è minima e poi ora non è tempo di pensare troppo. Quello succederà in automatico con il primo di aprile, l'unico giorno in cui potrò fare lo scherzo di dirmi ‘resto qui’ senza troppi problemi. Questo marzo proviamo a viverlo di gusto: lo facciamo finire con un bella (credo) serata di Uberlingua a Sydney dove canteremo in diverse lingue. Lo facciamo iniziare allo stesso modo con serata Uberlingua questo giovedì al Bar Open ed urge una certa preparazione che non mi sono ancora potuto permettere. Noozie ci prova. Riprova a provar gusto. Non ho, ad oggi, una visione chiarissima di come saranno questi giorni in mezzo ai due estremi. Giorni liberi, che banalmente senti tutti tuoi anche se hai tanto da fare e se torni a casa tardi. Giorni in cui non sentirò la farfalla dello stress nello stomaco come sentivo solo qualche mese fa. La sensazione perenne che provi quando sei a testa in giù sulle montagne russe. La stessa sensazione di perdizione che si avverte il primo nanosecondo in cui, toccandoti la tasca dei jeans, senti che il portafoglio non è al suo posto. La stessa sensazione che provi quando metti la mano in tasca e la tua mano non trova il cellulare che ormai è andato perduto. La stessa sensazione dei primi 30 secondi dopo una brusca sterzata a 100 Km/h per evitare un cretino che la precedenza non te la voleva proprio dare. Ultimi mesi così, con sensazioni di default e sensazioni cicliche come quella di un fratello irraggiungibilmente geniale, di una sorella incredibilmente felice, di genitori ultimi fieri testimoni del “La nostra vita è stata migliore di quella dei nonni”. Qualcosa ci doveva pur capitare: non ci siamo beccati la guerra; ci siamo goduti l’esplosione di internet; abbiamo perfino goduto del privilegio di assaporare la vita senza cellulare e quella col cellulare così da sviluppare uno spirito critico che non ci fa prendere per scontate certe cose. Ci tocca l’inversione di tendenza. Va bene. Il problema è che poi qui è anche buio pesto. E’ buio pesto in una stanza senza mobili.

Ecco, l’inversione di tendenza sono i mobili che ci hanno levato. E poi buio. Pesto. Mentre la morale, solitamente, illumina. Non ci sono piu’ regole lì. Nulla è sbagliato: basta solo aggredire o zittire chi te lo fa notare. I modelli davanti agli occhi sono ciò che i modelli dei nostri genitori avrebbero strenuamente combattuto. La politica ci ha diviso su qualsiasi tema e la politica è ancora considerata troppo importante per le nostre vite. Il ‘paese reale’( parola inflazionata quanto ‘giro di vite’ dello scorso 2009) è in quella stanza, al buio. Ho avuto la fortuna di vedere la luce prima di essere buttato in questo monolocale. Ma al mio fianco ci sono altri che sono nati nel buio oppure persone che credono di potersi muovere agilmente nel buio scambiandolo per luce. E continuano a farsi sanguinare il naso da tutte le testate che si stanno prendendo contro le pareti. E ci vivono bene, senza sentire alcun bisogno di uscire da lì. Noi (NOI) siamo a gattoni sul tappeto e, mentre questi cretini sorridenti si stampano sui muri, abbiamo la fortuna di vedere della luce che filtra da sotto una porta. La chiave era in quel mobiletto, ti ricordi? Mi ricordo. Il problema e’ che i mobili ce li hanno portati via.

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Consigli per gli ascolti

Mumford and Sons con ”Little Lion Man”, la canzone piu’ cantata e diffusa nei primi giorni di ostello.

Salmonella dub con “Longtime”.

Moltheni con “finta gioia”.

Se sta arrivando qualche grado centigrado in più e c’è aria di primavera allora Culcha Candela con “Solarenergie”

Ill inspecta con “Rude boy anthem” perchè l’ho consumata due anni e mezzo fa qui in Wellington parade e sono un nostalgico. Ma soprattutto perchè la seconda strofa è fatta di petardi (anche qui è valida l’opzione operazione primavera)

Court Jesters Crew con “we let the good times roll”..vedi sopra. Cosi’ vi voglio. Scatta la primavera e taac (http://www.youtube.com/watch?v=ZkO-p5RG7Kc