lunedì 29 marzo 2010

Sydney Contest

Eccolo lì. Con ogni probabilità questo era l’ultimo weekend fuori Melbourne. Ed è scivolato via tra macchina, concerto e breve passeggiata a Bondi Beach. Ricapitoliamo: Ya Lingo Night all’UTS di Sydney per una serata dedicata alla musica multilingua con decine di dj e musicisti e con un contest tra mc. Sembra buffo ma io sono stato chiamato proprio per questo. Dopo il rodaggio di inizio mese al Bar Open di Melbourne a sto giro la parola esibizione è stata sostituita da ‘contest’ e la cosa non mi ha fatto grande piacere viste le mie note paranoie ansiogene. In ogni caso, partenza a mezzanotte da Brunswick st come da programma studiato dal driver e musicista Kieran. Sul van (grande lusso, supernuovo) ci siamo ritrovati in 5: con me Kieran, misterX (non mi ricordo il nome visto il suo ruolo anonimo di dj), Pat (mc srilankese), Kaigen (mc giapponese). Le 10 ore e mezza di viaggio notturno non sono state malissimo se non per la musica. Cioè, tu pensi multilingua, sai che a loro piace il reggae, la musica per l'appunto etnica e vatti a fidare. Momenti difficili. Musica electro minimal etnica, Non lo so. Non c’è definizione e già questo non è un punto a suo favore. Dieci ore possono passare velocemente ma possono essere un incubo con la musica sbagliata. Il video qui sotto è un breve collage di colonne sonore che hanno accompagnato andata e ritorno. Giusto per darvi un’idea. Io credo che anche un apertissimo Mandela dopo un paio d’ore avrebbe chiesto di scendere da quell’auto. E ne sarebbe sceso stizzito.

Insomma, colonna sonora critica a parte si è arrivati a Sydney. Check-in in Bondi Beach, ostello di tutto rispetto, breve riposino, passeggiata a Bondi Beach dove mi trovo costretto a comprare un paio di occhiali perché altrimenti avrei davvero fatto una figuraccia. Erano tutti belli ed abbronzati. Io brutto e senza occhiali. Ho comprato un paio per salvare il salvabile. Ho comprato dei Rayban tarocchi da una slava. Era palesemente slava. E prima che mi avvicinassi era lì con la sua bancarella a strillare dicendo vaccate tipo “occhiali italiani originali. Fidatevi di questa roba italiana. Dall’Italia fino a qui in Sydney. Affrettatevi bla bla”. Mi sono avvicinato, lei ha proseguito con le sue vaccate anglo-slave. Mi ha chiesto di dove fossi e ha firmato la sua condanna. “Italia, tu?”. “ehm…italiano anche ah..hey, comme stare? Wherre dove italiani?”. A posto. Per timbrare il cartellino mi sono fatto comunque gabbare con dei Rayban tarocchi a 20 dollari. Scusate, torniamo alla giornata.

Alle 6 siamo nel locale. Bello, grande, tre sale. Secondo me troppe. Sound check a rilento..i musicisti son tanti mentre noi mc annoiati beviamo qualche birra e ci conosciamo un po’ di più. E arrivato intanto anche Andreis, quarto mc brasiliano. Saremo in 4, e non in otto come previsto, a giocarcela in allegria. Il problema è che loro sono troooppo seri. Mi chiedono se sono a Melbourne per un tour. No. Mi chiedono se sto lavorando con qualche produttore. No. Sostanzialmente mi chiedono che cazzo ci stia a fare lì con loro. Sì. Questa domanda non è male. Glielo spiego e liquidano con un “well, cool”. Poi iniziano loro: Pat ha fuori il nuovo disco, lo fa quasi di lavoro, sta lavorando sulle nuove tracce e m dice che una band italiano lo ha contattato per registrare un pezzo dub con la sua voce. Kaigen, tra un po’ tornerà a Tokyo dopo aver vissuto e suonato a Melbourne. Capatina a Tokyo e poi tour europeo di 3 settimane grazie al suo promoter canadese. E’ lì che gli rigiro la domanda che mi è stata posta pocanzi. “Che cazzo ci sto a fare?”. Ridono, “cool”, “sick”, “fuckin’ wicked”, sarcazzo. Va bene, calma e sangue freddo, giochiamoci le carte della banalità che funzionano: italiano, esordisci con un bel ‘ciao’, ballicchia, saluta, sorridi. Ecco sì, sorridi. Perché qui gli altri si prendono sul serio. Meglio fare il coglione. E’ tardi quando al primo round mi tocca il brasiliano. E’ bravo..e anche grosso. Poi tocca a me. Un po’ per nervosismo e un po’ per attesa. Si passa il turno, si sbeffeggia un po’ il secondo finalista Pat ribadendogli il concetto che “cazzo ci faccio qui non lo so ma ci facciamo due risate”. La finale vede Pat fare il figo (e molto bene) e vede me fare il giocherellone. Ecco una bozza di finale con video di contorno.

E Sydney si tinge d’azzurro. E’ bastato poco, è bastato fare il coglione. La cosa mi porta ad inquietanti riflessioni sulla mia persona che però rimanderò a maggio. Il resto è birra, ristorante koreano alle 4 di mattina, una dormita rapida, una colazione sostanziosa ed un viaggio di ritorno che mi porta nel mio letto di Melbourne dopo code in autostrade, odori discutibili di misterX, Kaigen al mio fianco che sbava ogni volta che si addormenta e il due volte campione Pat che ribadisce ridendo un concetto molto chiaro “Champion of nothing, mate”. Lo dice scherzando e non con cattiveria. Ha ragione. Tutti meritavano di vincere.

Però io nella mia autoradio non metto sta merda e poi ah, si…mi faccio una cazzo di risata. Quasi sempre.


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